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Rumer "Seasons of my soul" (Atlantic) Se avete amato la meravigliosa leggerezza delle canzoni di Carole King o la gioia misteriosa che permea i capolavori di Bacharach, questo è il disco che fa per voi.

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C'èda riflettere sul fatto che Rumer sia cresciuta in Pakistan, dove il padre lavorava come ingegnere. In una comunità chiusa, di stampo post-coloniale, la futura star è cresciuta senza venire a contatto con le involuzioni musicali della scena anglosassone, e quando è toccato a lei comporre è stato come se lo facesse ispirandosi a un vecchio calendario, o a un orologio rotto. Dev'essere per questo se le sue canzoni hanno il profumo delle cose perdute. Lo stesso Bacharach, commosso dalla sua espressività, l'ha voluta ascoltare di persona: qui Rumer omaggia il maestro con "Alfie". "Slow" e "Aretha" sono due perle rare. Voto 4 e mezzo/5

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