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di ANTONIO ANGELI Qual è la cosa più ovvia da fare quando ci si trova (nella letteratura, per fortuna) in un thriller dai risvolti gialli? La risposta Alexandre Dumas padre la mise in bocca ad uno dei suoi personaggi: «In ogni enigma c'è una donna,

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Nonimporta molto la «quantità» dei singoli ingredienti. Se si mette nello shaker una bella figura femminile, l'immancabile buona dose di amore con passione, perché no, sesso, gelosia, una adeguata quantità di sangue, ghiaccio e poi si agita con vigore potete stare sicuri che ne uscirà una bella storia. Come, a proposito di ghiaccio, quel «Basic Instinct» diretto da Paul Verhoeven nel '92 nel quale la bellissima Sharon Stone uccideva (forse) i suoi amanti con un punteruolo per rompere i cubetti. E come dimostra un libro che sta ottenendo un gran successo di critica e pubblico in Inghilterra e che non mancherà di essere apprezzato, soprattutto dagli amanti delle emozioni forti, anche qui da noi. «Non è un gioco», sottotitolo: «Sembrava solo un gioco, era peggio della morte», dell'inglese Sophie Hannah, romanzo edito da Garzanti, 509 pagine, euro 19,80 è il più classico dei thriller «rosa». La storia? Un colpo di genio dell'autrice di «Non è mia figlia». Si parte da un gioco tra fidanzatini: una lei con qualche sasso del passato sulla coscienza (ovviamente qualcosa di atroce, che vi credete?) pensa di rivelare al suo nuovo lui quello che le pesa con uno scambio di confidenze candidide candide: «Ti dico la cosa più terribile che ho fatto, se tu mi dici la cosa più terribile che hai fatto». Ma alla fine chi resta a bocca aperta è lei: il fidanzato le confessa di aver ucciso una donna. Questo non le basta, vorrà indagare e scoprirà che quella ragazza che lui afferma di avere ucciso... è viva e vegeta e questo infittisce ancor più il mistero. Una storia troppo intricata per essere affrontata da qualcuno meno che un esperto investigatore, anzi, un'esperta investigatrice. A occuparsi del caso arriva Charlotte Zailer, detta Charlie, un'altra figura femminile, sergente della polizia londinese. Serve una buona dose di esperienza e intuito (ovviamente femminile) per sbrogliare la matassa. L'investigatrice non ha dubbi: la versione data dalla ragazza è piena di incongruenze. E, ovviamente, anche il suo amante-assassino non la racconta giusta. I due fidanzati dietro una cortina fumogena di menzogne nascondono ognuno i suoi segreti, che a molti farebbero comodo se rimanessero sepolti. Ma è troppo tardi. E quando il sangue comincia a scorrere Charlie capisce che non ci sono scorciatoie, bisogna partire dall'inizio, dalle prime battute di quel gioco pericoloso che ha creato un labirinto peggiore della morte. Sophie Hannah ha conquistato il cuore dei suoi lettori con la sua serie di «Non», titoli di libri che iniziano con una negazione: «Non è mia figlia», «Non è lui», «Non ti credo». Ancora non ha scalzato dal primo posto nel cuore degli appassionati di thriller la Key Scarpetta creata da Patricia Cornwell, ma sembra sulla buona strada. Gli ingredienti sono sempre quelli: amore, attrazione fisica, torbide passioni e parecchio sangue: la differenza sta nel come vengono serviti. Così, passando dal cinema alla letteratura, il primo «Basic Instinct» del '92 procurò le palpitazioni a mezzo mondo, non si sa se per i terribili omicidi o per l'accavallare e il riaccavallare le gambe di Sharon Stone che, secondo alcuni, si dedicava a questa attività priva della biancheria intima. Il secondo «Basic Instinct», invece, quello del 2006 piacque meno, segno che gli ingredienti erano stati miscelati un po' meno bene. E anche perché il secondo venne diretto da un onesto sconosciuto mentre il primo era del genio visionario Paul Verhoeven.

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