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«Pace e bene a tutti»: con queste parole semplici iniziava le sue trasmissioni uno dei personaggi più famosi e rappresentativi della televisione italiana: padre Mariano da Torino che, prima di farsi cappuccino, si chiamava Paolo Roasenda.

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neronon era mai; era un bel blu cielo notturno. Dire «condurre» per quel professore di teologia con il saio è una parola grossa, visto che in «La posta di Padre Mariano», «In famiglia» e «Chi è Gesù?» di solito appariva solo. Dispensava consigli preziosi quanto semplici, parlava di tanti piccoli problemi di tutti i giorni e spiegava il Vangelo. Era seguitissimo. Eppure oggi, e in fondo non sono passati poi molti anni, non c'è in tv nemmeno l'ombra di un personaggio come padre Mariano. Il processo di imbarbarimento, semplificazione e nullificazione della cultura italiana passa, ovviamente, anche per la tv che, però, non è, come vorrebbero far credere alcuni intellettuali snob che hanno poca voglia di pensare, di per se stessa un mezzo di non cultura. Nell'anno undecimo del Grande Fratello, travolti da Paperissime semplici e Sprint, mentre ronfiamo sommessamente di fronte a naufraghi persi in isole con l'aria condizionata, non possiamo dimenticare che una tv di grande qualità può e deve essere fatta. La prova è che una televisione di altissimo profilo è esistita, è sopravvissuta a tutti gli anni Settanta ed ancora oggi, con bellissime produzioni, come il Pinocchio di Alberto Sironi, fa sentire la sua voce. La tv di qualità (ma per ricordarlo bisogna avere qualche capello bianco) ci ha regalato spettacoli televisivi di ogni genere. C'era (ed era tanto) anche il varietà. La «Biblioteca di Studio Uno», con il Quartetto Cetra, ha rappresentato uno dei momenti più alti dell'intrattenimento. Per chi non l'avesse mai visto il programma proponeva grandi musical basati su capolavori della letteratura. C'erano «L'Odissea», «Via col vento», «Il conte di Montecristo» e tanti altri: tutti in musica con la parodia di motivetti in voga all'epoca. La gente rimaneva incantata, si trascorreva una serata di divertimento imparando anche chi fossero Polifemo, la Maga Circe, Eolo. Certo, servivano autori eccezionali, come Antonello Falqui e Dino Verde e poi cantanti, attori, costumisti, musicisti... tutta gente di prim'ordine. Per la mediocrità, che oggi si bea di se stessa, non c'era spazio. A proposito di Odissea proprio in quegli anni fu realizzata una delle più belle versioni televisive: quella di Franco Rossi con Bekim Fehmiu protagonista. Un grande successo. Ad introdurre ciascuna puntata c'era la lettura (ma oggi si direbbe reading) di alcuni versi da parte di Giuseppe Ungaretti. Oggi dobbiamo teniamoci stretto Valerio Mastandrea che legge Johnny Palomba. Di solito va peggio. A. A.

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