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CODICE GENESI, di Albert e Allen Hughes, con Denzel Washington, Gary Odman, Mila Kunis, Stati Uniti, 2009 Trent'anni dopo una guerra (ovviamente apocalittica), il mondo è quasi soltanto distruzioni e macerie.

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Gliuomini rimasti (non molti comunque) si dividono come sempre in buoni e in cattivi. A capo dei buoni (ma in realtà sembra il solo) c'è un tale Eli che, sotto occhialoni neri e barbone incolto, nasconde la faccia ormai sempre meno da divo di Denzel Washington. Ha una missione: ha recuperato una Bibbia (nella versione inglese di Re Giorgio precisa) e con quella viaggia verso l'ovest per rifare una società secondo i suoi dettami. Lo contrasta il capo dei cattivi (con la faccia glabra di Gary Oldman) che anche lui vuole quella Bibbia non a fin di bene, ma per farsi aiutare da quei testi a soggiogare il mondo, un'idea, a dire il vero, alquanto bizzarra. Ecco adesso i due, l'un contro l'altro armati, con la singolarità che il buono, oltre ad essere sempre vincitore da solo grazie alla sua perizia nelle arti marziali, se gli sparano, vacilla un po', ma poi subito si rialza... Avanti seguitando. Come in un western, come in un film d'avventure o costruito sul kung fu. L'elemento femminile non manca ma, pur meritandosi un finale con il sole (la prima volta che lo si vede) occupa spazi a margine, di rilievo scarso. Questa curiosa impresa se la sono assunta due fratelli gemelli, Albert e Allen Hughes, noti finora per alcuni film ben poco interessanti. Questo non si discosta da quelli. Per un testo che non ha mai molta logica (anche se abbonda in pillole di pseudo saggezza) e per una regia che si distingue solo dai più noti stereotipi avventurosi per presentarci, in ogni momento dell'azione, dei climi funebri resi anche più spettrali da immagini così decolorate da sembrare in bianco e nero (senza però lo smalto e le possibilità figurative di quello). Gli interpreti fanno quello che possono ma hanno evidenze minime.

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