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Tiberia de Matteis Cinque coppie in dieci scene affidate ai due interpreti Giangiacomo Ladisa e Fatima Scialdone: è il «Girotondo» di Schnitzler diretto da Ugo Gregoretti, da stasera al Teatro Dell'Orologio.

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«Sidescrive una seduzione, sprofondando nel buio il momento dell'amplesso e utilizzando le musiche più diverse come metafore degli orgasmi raggiunti», ha dichiarato il regista, considerato dalla gente "un educatore" per il suo costante e poliedrico impegno televisivo in ambito culturale, accompagnato da interventi registici per la prosa e per l'opera lirica. Il teatro è un piccolo rifugio che mi consente di non essere un pensionato perché è una forma di spettacolo in cui si può ancora investire, sia pure in forme miniaturizzate, salvaguardando la qualità», ha confessato, infatti, Ugo Gregoretti, autore anche di un'autobiografia comica dal titolo "Finale aperto" che potrebbe diventare un film. «La promiscuità sempre crescente fra teatro e piccolo schermo con il dominio di simboli televisivi in luogo dei veri attori è il segno della mutazione genetica del pubblico - commenta il saggio protagonista di tanta sana divulgazione culturale, ormai alla soglia degli ottant'anni - La gente è condizionata da format diffusi anche negli altri Paesi che da noi raggiungono livelli maggiori di dequalificazione. Con arroganza si è eliminato dal video ogni riferimento alla cultura, tranne qualche isola nella notte. Io sono incompatibile con le scelte attuali e i miei programmi oggi non sarebbero più pensabili. Tuttavia esiste una televisione politica libera degna delle democrazie estere, mentre negli anni Cinquanta e Sessanta c'era una sorta di autocensura preventiva per prevenire il malcontento dei padroni politici: ero molto controllato per la mia tendenza al giamburraschismo. Sono ancora convinto che un messaggio complesso possa arrivare a chiunque se reso attraente».

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