
Trump smantella la burocrazia woke: indagine su Disney. Basta discriminazioni al contrario

L’amministrazione Trump prosegue nella sua battaglia contro le politiche aziendali legate alla diversità, all’equità e all’inclusione (DEI). L’ultima mossa riguarda la Disney - al centro di numerose polemiche per il film “Biancaneve” - e la sua controllata ABC, finite sotto la lente della Federal Communications Commission (FCC), che ha annunciato l’avvio di un’indagine per verificare la conformità delle loro iniziative in materia di diversità alle normative vigenti. Il presidente della FCC, Brendan Carr, ha espresso le sue preoccupazioni in una lettera indirizzata alla Disney e diffusa sulla piattaforma X. «Sono preoccupato dal fatto che ABC e la sua società madre abbiano incoraggiato e possano ancora incoraggiare forme sleali di DEI in modo non conforme alle norme della FCC», ha scritto Carr, aggiungendo che la strategia inclusiva della Disney avrebbe finito per «infettare molti aspetti del processo decisionale della vostra azienda». In risposta, un portavoce del colosso dell’intrattenimento ha dichiarato che la compagnia sta valutando la lettera e che è disponibile a collaborare con l’ente regolatore per fornire chiarimenti. «Non vediamo l’ora di collaborare con la commissione per rispondere alle sue domande», ha affermato.

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Dall’inizio del suo nuovo mandato alla Casa Bianca, Trump ha puntato a smantellare i programmi di inclusione delle minoranze in tutti i settori, dichiarandoli illegali nelle istituzioni federali e minacciando di perseguire le aziende che continuano a implementarli. Questo, svela Libero, ha spinto numerose multinazionali a ridimensionare o eliminare del tutto le loro iniziative in materia di diversità. Aziende come Google, Meta, Amazon e McDonald's hanno rivisto le proprie strategie, adeguandosi a un clima politico sempre più ostile nei confronti delle politiche DEI. Durante le amministrazioni democratiche, le commissioni dedicate alla diversità avevano assunto un ruolo centrale nelle aziende, influenzando assunzioni, promozioni e licenziamenti. Alcuni critici sostengono che questi organismi abbiano favorito forme di discriminazione al contrario, basando le loro decisioni più sull’appartenenza a categorie protette che sul merito.

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La stretta imposta da Trump ha accentuato una tendenza già in corso. Un’analisi del New York Times del 13 marzo ha rilevato che nel 2025 il numero di aziende dell’indice S&P 500 che hanno utilizzato il termine «diversità, equità e inclusione» nei loro documenti finanziari è calato di quasi il 60% rispetto all’anno precedente. Secondo il quotidiano, «le grandi aziende hanno iniziato a evitare di assumere posizioni forti sui DEI prima del ritorno del presidente Trump, ma la tendenza ha subito una rapida accelerazione in seguito». Inoltre, «in un certo senso, il cambiamento riflette un modello di aziende che inseguono ciò che sembra più opportuno socialmente e politicamente».
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