
Libano, Israele bombarda Beirut dopo il lancio di missili: l'ultimatum ad Hezbollah

Per la prima volta da quando è entrata in vigore la tregua in Libano quattro mesi fa, Israele ha colpito il sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah, come ritorsione per il lancio di due missili stamane. Uno dei razzi è stato intercettato dalle forze armate israeliane, mentre l’altro è caduto prima di varcare il confine. Già sabato scorso, due missili erano stati lanciati dal sud del Paese dei Cedri verso Israele, scatenando la reazione di Tel Aviv che aveva bombardato alcuni siti e minacciato di colpire anche la capitale. Stavolta, la minaccia si è avverata. L’Idf ha preso di mira un «sito utilizzato per immagazzinare Uav dell’unità aerea di Hezbollah» a Dahieh, dopo aver avvertito i residenti vicini all’edificio, esortandoli a «evacuare immediatamente». Raid anche nel sud del Libano, a Kfar Tebnit, dove tre persone sono state uccise e altre 18 sono state ferite, tra cui tre bambini, e a Naqura, dove ha sede l’Unifil.

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«Non permetteremo alcun fuoco sulle nostre comunità, continueremo a far rispettare il cessate il fuoco con la forza, colpiremo ovunque in Libano contro qualsiasi minaccia allo Stato di Israele e garantiremo che tutti i nostri residenti nel nord tornino sani e salvi alle loro case», ha commentato poi il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Se non c’è quiete a Kiryat Shmona e nelle comunità della Galilea, non ci sarà quiete nemmeno a Beirut», gli ha fatto eco il ministro della Difesa, Israel Katz.

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Il primo ministro libanese Nawaf Salam ha esortato il suo capo dell’esercito «ad agire rapidamente per scoprire gli autori del lancio irresponsabile di razzi che minaccia la stabilità del Libano» e ad arrestarli. Il capo del governo ha anche denunciato «una pericolosa escalation», con «gli attacchi israeliani che prendono di mira civili e aree residenziali sicure». Da parte sua, Hezbollah ha «confermato il rispetto dell’accordo di cessate il fuoco e negato qualsiasi coinvolgimento nei razzi lanciati oggi dal sud del Libano». Un raduno organizzato dal movimento filo-iraniano nella zona meridionale della capitale è stato annullato per precauzione. Dall’Eliseo dove si trova in visita, il presidente libanese Joseph Aoun ha affermato che sarà necessario condurre un’indagine, ma tutte le indicazioni sono che «Hezbollah non è responsabile». «Non accettiamo che nessuno utilizzi il Libano come base» per queste attività, ha insistito. Per il presidente francese Emmanuel Macron, i raid israeliani sul Libano sono «inaccettabili» e «violano il cessate il fuoco», facendo «il gioco di Hezbollah». In base ai termini dell’accordo entrato in vigore il 27 novembre, Israele avrebbe dovuto completare il ritiro delle truppe dal Libano entro il 18 febbraio, dopo aver rinviato la scadenza di gennaio, ma ha mantenuto i soldati in cinque località ritenute «strategiche». L’intesa prevedeva anche che Hezbollah ritirasse le sue forze a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine israeliano, e smantellasse qualsiasi infrastruttura militare rimanente nel sud, mentre lì si schierava l’esercito libanese.

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