
Ucraina, Zelensky accetta la tregua parziale di Trump. Palla a Putin

L’Ucraina è pronta a fermare gli attacchi sulle centrali elettriche e le infrastrutture energetiche russe. Volodymyr Zelensky ha accettato ieri una tregua parziale dopo un lungo colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Una telefonata giudicata «molto positiva» dal Capo della Casa Bianca. «Fantastica», l’ha invece definita il Segretario di Stato Usa Marco Rubio. «Sostanziale e schietta», ha rimarcato Zelensky che ormai ha messo alle spalle il disastroso incontro-scontro di due settimane fa nella Sala Ovale con Trump e il vicepresidente Vance che ha fatto saltare l’accordo sulle terre rare. Il presidente ucraino è pronto a firmare l’intesa per il cessate il fuoco parziale che Trump ha concordato con Vladimir Putin.

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Gran parte della discussione, durata un’ora, si è basata sulla chiamata con il leader del Cremlino di martedì scorso. The Donald voleva essere sicuro che le richieste e le necessità di Russia e Ucraina fossero allineate. «Siamo sulla buona strada», ha affermato Zelensky, che ha ringraziato gli Stati Uniti per il supporto militare, in particolare per i missili Javelin inviati a Kiev. Ma è ora di voltare pagina dopo un milione e settecentomila vittime e tre anni di guerra. L’Ucraina e l’America continueranno a lavorare insieme «per porre fine alla guerra e per una pace duratura». «Abbiamo incaricato i nostri team di risolvere i problemi tecnici relativi all’estensione della tregua», ha scritto Zelensky su Telegram dopo la chiamata. In precedenza, i team negoziali di Kiev e Washington avevano concordato un cessate il fuoco completo, ma Mosca pare lo abbia rifiutato, suggerendo invece di sospendere gli attacchi reciproci alle infrastrutture energetiche e avviare una tregua nel Mar Nero. Anche Putin punta alla pace ma «per gradi». A dimostrare comunque la buona volontà, l’Ucraina e la Russia scambieranno 175 prigionieri per parte.

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«Ora i rapporti con la Casa Bianca sono più solidi», hanno dichiarato i funzionari ucraini. «È stata una conversazione piuttosto emozionante e ha mostrato che si erano accumulate contraddizioni», ha sottolineato l’assistente di Zelensky, Mykhailo Podolyak. Contraddizioni che sono state fugate. Quindi l’attenzione è stata rivolta alla regione di Kursk. In questo spicchio di Russia, invaso lo scorso agosto, l’esercito di Kiev è ora circondato dai soldati di Putin. I due leader hanno concordato di condividere le informazioni tra i rispettivi staff man mano che la situazione sul campo di battaglia si evolve. Il presidente ucraino ha poi chiesto sistemi di difesa aerea aggiuntivi per proteggere i civili. Trump ha promesso di trovare ciò che era disponibile, in particolare in Europa. Al centro della discussione anche le centrali nucleari dell’Ucraina.
Trump ha sottolineato che gli Stati Uniti potrebbero essere «molto utili nella gestione di tali impianti». E che «la proprietà americana rappresenterebbe la migliore protezione per tali infrastrutture e il miglior supporto per la rete energetica del Paese». Il discorso si è quindi spostato sui bambini scomparsi durante la guerra e di quelli rapiti. Il presidente statunitense ha promesso di «lavorare a stretto contatto con entrambe le parti per aiutare a garantire che quei bimbi vengano riportati a casa».
Usa e Ucraina torneranno a incontrarsi nei prossimi giorni in Arabia Saudita «per discutere di come estendere il cessate il fuoco al Mar Nero per arrivare ad una tregua completa». Obiettivo su cui concordano sia Zelensky che Putin seppure la strada per arrivare all’obiettivo, al momento, è differente. Di qui la mediazione degli Stati Uniti che domenica torneranno ad incontrare, sempre in Arabia Saudita, a Jedda, la delegazione di Mosca. L’inviato negoziale di Trump, Steve Witkoff, ha descritto la chiamata tra Trump e Putin come «due grandi leader che si uniscono per il miglioramento dell’umanità».
Mentre l’accordo sulle terre rare, che permetterebbe agli Usa l’accesso alle ricchissime risorse mineraria dell’Ucraina, è rimasto al palo. E non tutto è ancora chiaro neppure riguardo la tregua. Zelensky, dopo la telefonata con Trump, ha parlato di «porre fine agli attacchi agli impianti per la fornitura di energia e ad altre infrastrutture civili». Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha affermato invece che il cessate il fuoco si applicherebbe «solo al settore energetico». E anche la Casa Bianca ha fatto riferimento solo all'energia, lasciando confusi i dettagli della tregua. Il Cremlino ha sottolineato in una nota che un requisito per seri colloqui di pace dovrebbe essere «la cessazione completa degli aiuti militari stranieri e la fornitura di informazioni di intelligence a Kiev». Proprio la cessazione degli aiuti militari è «in cima all’agenda nei negoziati tra Russia e Stati Uniti, ma l’argomento non sarà discusso pubblicamente», ha aggiunto Peskov. «No, non abbiamo parlato di aiuti con Zelensky. In realtà, non ne abbiamo parlato affatto», ha tagliato corto Trump.
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