colloquio diretto

Putin-Trump, oggi la telefonata: "Tregua a un passo". Cosa c'è sul tavolo

Andrea Riccardi

C’è grande attesa per la telefonata che si terrà oggi tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin. «Vogliamo vedere se possiamo porre fine a questa guerra. Parleremo di territori e di centrali elettriche», ha fatto sapere il leader Usa. La portavoce della Casa Bianca ha affermato fiduciosa: «Non siamo mai stati così vicini a un accordo di pace come in questo momento. E il Presidente, come sapete, è determinato a portarlo a termine». Secondo indiscrezioni trapelate nella tarda serata di ieri, la Casa Bianca starebbe valutando la possibilità di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo nell’ambito di un futuro accordo per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev. Secondo le fonti, funzionari dell’amministrazione hanno anche discusso la possibilità che gli Stati Uniti sollecitino le Nazioni Unite a fare lo stesso. Il Cremlino ha confermato la telefonata, precisando che invece non ci sono state ancora decisioni in merito a un incontro tra i due presidenti.

 

  

 

 

«Ma siamo sulla buona strada per rianimare le nostre relazioni bilaterali», ha precisato il portavoce Dmitry Peskov. Tra i temi che affronteranno i due leader, ci sarà la questione di un possibile accordo di pace in Ucraina, ha confermato ancora Peskov, che ha nel frattempo criticato le discussioni in Europa attorno alla possibilità di inviare militari della Nato in Ucraina. «Questa è una tendenza pericolosa che creerà ulteriori motivi di escalation», è stato il suo monito. Una proposta che piace a Mosca è quella espressa dal viceministro degli Esteri Alexander Grushko, che prevede «osservatori non armati in missione civile per monitorare l’attuazione di alcuni aspetti dell’accordo». Gli alleati di Kiev, Washington esclusa, sembrano però muoversi nella direzione opposta. Londra ha fatto sapere che «più di 30 Paesi saranno coinvolti nella cosiddetta coalizione dei volenterosi», in aumento rispetto ai 27 partecipanti del vertice in videoconferenza che si è tenuto sabato. «Le capacità di contributo varieranno», ha precisato un portavoce del governo britannico, «ma si tratterà di una forza significativa, con un numero di Paesi che forniranno truppe» per una eventuale missione di peacekeeping in Ucraina.

 

 

 

Il presidente francese Emmanuel Macron, uno dei promotori della coalizione con il premier del Regno Unito Keir Starmer, è tornato a chiedere durante la visita all’Eliseo del neo-premier canadese Mark Carney, «impegni chiari da parte della Russia» per la pace. Carney, dal canto suo, ha invitato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a partecipare al G7 che si terrà a giugno nello stato dell’Alberta, nel Canada occidentale. Al termine della giornata il capo dell’Eliseo ha dichiarato in una nota: «Dopo l’incontro di sabato sulla pace e la sicurezza in Ucraina e il mio colloquio di domenica con il presidente degli Stati Uniti, ho parlato con il presidente Zelensky - ha sostenuto Macron -. Zelensky ha dimostrato il coraggio di accettare la proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco di 30 giorni. Ora spetta alla Russia dimostrare di volere davvero la pace».

 

 

 

Nel frattempo, la situazione sul campo si è fatta sempre più difficile per i soldati di Kiev. Alcuni di loro hanno raccontato alla Bbc di un ritiro «catastrofico» dalla regione russa del Kursk, a causa dei raid incessanti dei droni russi. I servizi segreti militari di Mosca sarebbero responsabili, secondo l’ufficio del procuratore generale della Lituania, anche all’incendio doloso che il 9 maggio 2024 bruciò un negozio Ikea a Vilnius. Il principale sospettato dell’accaduto era al servizio di Mosca e ha accettato pagamenti per 10mila euro e un’auto Bmw per mettere in atto piani di attacco in centri commerciali di Lituania, Polonia e Lettonia allo scopo di «intimidire le società di questi Paesi e costringerli a ridurre o a interrompere il loro sostegno all’Ucraina». «È bene saperlo prima dei negoziati», ha commentato il primo ministro polacco Donald Tusk, «questa è la natura della Russia».