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Germania, grosses inciucionen: Merz premia il disastro di Scholz

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Pietro De Leo
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Il giorno dopo le elezioni in Germania, Friederich Merz, leader dell’abbinata Cdu-Csu risultata vincente alle elezioni, entra subito nel vivo dell’agenda. Che vede una questione internazionale grande così, la tenuta dell’asse atlantico. «Sono convinto che potremo convincere gli americani che l’Europa sia nel loro interesse. Ma dobbiamo anche confrontarci allo scenario peggiore», ha detto colui che sarà il prossimo cancelliere. E ancora ha affermato che per quanto riguarda dazi e Nato, l’ «Europa dovrà parlare con una voce sola». Quando al cardine di tutto, cioè la formazione della coalizione di governo, un nuovo abbraccio con Spd, a quattro anni dall’uscita di scena di Angela Merkel, è la strada scelta. «Nei prossimi giorni -ha detto Merz- saranno avviati i primi colloqui».
Il mancato superamento della soglia dei liberali e degli antisistema BSW ha aumentato la quota dei seggi per il partito di centrodestra e i socialdemocratici, che insieme arriveranno a 328, dodici in più della quota di maggioranza. Margine non amplissimo, ma tutto sommato a prova di raffreddori. Che creatura sarà, questa nuova «grosse koalition»? Sicuramente con meno punti critici se l’alleanza avesse richiesto l’appoggio dei Verdi, come sembrava nella serata di domenica. E sarà un dato politico la preponderanza numerica di Cdu-Csu rispetto a SPD, che pagala debacle del «governo semaforo» e il tracollo elettorale di Scholz. Quindi, il centrodestra sarà di gran lunga il senior partner della maggioranza che verrà. Merz, peraltro, ha davanti agli occhi un altro risultato rilevante, quello dell’Afd, arrivati secondi. Sul punto, ha dichiarato: «Afd ha esattamente il doppio dei voti dell'ultimavolta e questo è l'ultimo segnale di allerta ai partiti del centro. Sono determinato ad accogliere questi segnali. E sono determinato a colloqui costruttivi e veloci con l'Spd. Come ho detto ieri sera il mondo non aspetta».

Che Merz avesse l’orecchio attento alla base elettorale di Afd si era colto anche prima delle elezioni, quando provò a far passare una legge che inaspriva la politica migratoria, proprio con l’appoggio del partito di Alice Weidel. Proposta respinta, con protesta anche nella stessa Cdu. La questione migratoria, dunque, sarà un punto rilevante. Insieme ad altre. La Germania è in un periodo di recessione economica, con la manifattura e l’automotive in crisi, ha subito più di altri lo sconquasso delle forniture energetiche dalla Russia, rapporto intessuto a suo tempo da Angela Merkel. Il programma elettorale di Merz prevede un’agenda 2030 con l’obiettivo di raggiungere nel medio termine una crescita al 2%, intervenendo Seggi La maggioranza che potrebbero formare i Popolari con i socialdemocratici su alcuni punti. Innanzitutto, la riapertura delle centrali nucleari; poi la riforma dell’imposta sul reddito; e poi una de-regolamentazione, a partire da quella legge sulla catena di approvvigionamento sgradita al mondo industriale tedesco.

Poi c’è la questione armamenti, e il nodo del debito. Spd, che ieri sera alzava il prezzo (con il co-presidente Lars Klingbeil ad affermare che la «grosse koalition») non è scontata, ha davanti a sé un bivio: o scegliere la via ideologica, di quella sinistra woke e iperambientalista ovunque bocciata. Oppure una sterzata pragmatica, sull’esempio del britannico Starmer o della danese Frederikssen. Se l’eventuale koalition sarà un mostro in provetta o un primo mattone per ricostruire politicamente e socialmente un Paese dipenderà in parte da questo, in parte dalla forza d'iniziativa che Cdu-Csu mostrerà. Nel frattempo, c’è un dato europeo che si afferma: il rafforzamento del PPE. Questo può aprire buone prospettive all’Italia. Cdu e Csu siedono nei popolari con Forza Italia. E lo stesso Merz ha detto più volte di guardare al modello italiano di contenimento dell’immigrazione, il che rende l’interlocuzione con Giorgia Meloni ad alto potenziale. Il resto lo fa il contesto «naturale» di due economie tradizionalmente molto legate.

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