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Guerra in Ucraina, l'Italia si schiera con Kiev. La mossa di Meloni per la pace

Pietro De Leo
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E’ una linea fondata sull’equilibrio, quella che il governo italiano sta costruendo riguardo al complicato dossier sulla tregua in Ucraina. E prende corpo anche dal doppio registro seguito dalla Casa Bianca, che vede il Presidente Donald Trump incline alle iperboli e non tenero verso il leader di Kiev Volodymyr Zelensky, mentre il Segretario di Stato Marco Rubio traccia una posizione che tiene dentro tutti gli interlocutori. Chiama dunque alla calma il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani (che con Rubio si è sentito negli ultimi giorni): «Serve sempre molto sangue freddo, molta prudenza, molta determinazione. Non farsi prendere dal panico», ha detto ieri a Radio 24, ribadendo la necessità di una compresenza di tutti gli interlocutori quando i negoziati entreranno nel vivo: «La trattativa, quando ci sarà, perché non è ancora iniziata, dovrà vedere seduti al tavolo gli Usa ma anche l'Ucraina e l'Unione europea. L'Ucraina è sempre stata sostenuta da noi e dagli Usa e credo sia giusto sedersi al tavolo insieme per garantire la sicurezza Ucraina e nell'intera Europa». Nel frattempo, il titolare della Farnesina tratteggia anche una proposta italiana di fronte alla posizione del primo ministro inglese, Keir Starmer di inviare militari europei in Ucraina: «Qualora si decidesse di avere una forza di peacekeeping, sarebbe meglio una forza delle Nazioni Unite garantita dal Consiglio di sicurezza Onu in modo da poter veramente garantire una forza di interposizione tra Ucraina e Russia».

 

 

L’equilibrio si colloca sul tracciato segnato anche dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha carte da giocare per convogliare il ruolo europeo e l’attuale timone americano del dossier. Il suo intervento alla mega convention dei repubblicani americani a Washington, il “Cpac”, che avverrà domani sera (ora italiana) in video collegamento, dimostra la solidità del filo del dialogo con il mondo trumpista. Intanto, ieri ha parlato del dossier ucraino anche con il presidente del Canada Justin Trudeau, presidente di turno del G7. Nel colloquio, Meloni ha ribadito, informa una nota di Palazzo Chigi, che la priorità per l’Italia «è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la Pace». E ancora, viene spiegato, «il Presidente Meloni ha anche ricordato come siano stati il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo. L’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali, lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina».

 

 

Su Trump continua a mostrare totale allineamento, invece, il vicepremier Matteo Salvini: «Condivido quello che sta facendo per porre fine alla guerra e conto che smettano di sparare i cannoni e di morire le persone», ha detto ieri. E ancora: «Chi attacca Trump non fa un buon servizio alla pace. Non commento i giudizi, commento i fatti», visto che il neopresidente degli Stati Uniti «in poche settimane sta facendo quello che né la von der Leyen, né Biden hanno fatto in anni». Le diverse sfumature dei tre leader segnano una linea di governo che è fisiologicamente proiettata all’interlocuzione con tutte le parti in causa sul lato occidentale. Ieri, in mattinata, si sono incontrati e pare che al centro del tavolo ci siano stati soprattutto temi economico-fiscali. Difficile, però, che non si sia parlato anche del dossier ucraino, su cui l’Europa si gioca una buona quota del proprio futuro politico.

 

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