Siria, i jihadisti prendono Damasco e Assad fugge a Mosca. Al-Jolani: vittoria per nazione islamica
Sono entrati a Damasco nella notte tra sabato e domenica i ribelli guidati dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham. L’esercito regolare si è arreso senza sparare nemmeno un colpo mentre il presidente Bashar Assad era già fuggito. In un video trasmesso dalla tv pubblica siriana i ribelli hanno annunciato la caduta del regime e «la fine della tirannia dopo 50 anni». Il premier Mohammed Ghazi Jalali ha teso loro la mano e resterà formalmente nel suo ruolo fino alla completa transizione dei poteri. Abu Muhammad al-Jolani, leader degli insorti, è arrivato ore dopo a Damasco ed è stato ripreso mentre baciava la terra. Poi, parlando alla folla all’interno della moschea degli Omayyadi ha definito il rovesciamento del regime «una vittoria per la nazione islamica».
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La gioia è esplosa per le strade, con i civili che sventolavano bandiere e sparavano in aria per festeggiare. Le carceri sono state aperte e migliaia di detenuti sono tornati in libertà. L’aeroporto è stato evacuato e tutti i voli rimarranno a terra fino al 18 dicembre. I ribelli hanno fatto irruzione nel palazzo presidenziale e anche in alcune sedi diplomatiche, alla ricerca di uomini del regime. Un gruppo armato è entrato anche nel giardino della residenza dell’ambasciatore italiano a Damasco, ma il ministro degli Esteri Tajani, che ha convocato una riunione d’urgenza alla Farnesina, ha assicurato: «Non c’è stata violenza nei confronti né dell’ambasciatore e né dei carabinieri. Hanno portato via soltanto 3 automobili e tutto è finito lì».
Alcuni hanno approfittato del caos per compiere saccheggi che hanno costretto le nuove autorità a imporre il coprifuoco nella capitale fino alle 5 di lunedì mattina. Ma il sollievo per la caduta di Assad ha raggiunto anche il vicino Libano, dove centinaia di sfollati siriani si sono radunati al valico di Masnaa impazienti di fare ritorno in patria. Mentre la Russia ha fatto sapere che Assad si è dimesso dal suo ruolo di presidente ed è arrivato con la famiglia a Mosca, dove gli è stato concesso l’asilo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha cantato vittoria. «È una giornata storica», ha detto parlando dal confine tra Israele e Siria, «il regime di Assad è caduto e questo è il risultato diretto dei colpi che abbiamo inferto all’Iran e a Hezbollah».
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Israele ha anche colto l’occasione per occupare una zona cuscinetto nelle alture del Golan che era stata istituita da un accordo di cessate il fuoco con la Siria del 1974. L’area era stata conquistata dall’esercito dello Stato ebraico nella guerra del 1967 che poi l’aveva annessa. La comunità internazionale, a eccezione degli Stati Uniti, considera le alture territorio siriano occupato. L’Idf ha sfruttato anche la caduta di Assad per bombardare alcune basi militari dell’ormai ex regime con l’obiettivo di «scongiurare qualsiasi minaccia contro Israele».