alta tensione

Siria, continuano gli scontri. Assad: spezzeremo il terrorismo con la forza

Continuano gli scontri in Siria tra le forze governative, supportate dai raid russi, e i ribelli. L'esercito siriano ha inviato rinforzi a nord-ovest e ha lanciato attacchi aerei nel tentativo di respingere gli insorti che hanno preso il controllo della seconda città del paese, Aleppo, mentre l'Iran si è impegnato ad aiutare il governo a contrastare l'offensiva a sorpresa e il ministro degli Esteri Abbas Araghchi si è recato in visita nel paese. Gli insorti guidati dal gruppo jihadista filo-turco Hayat Tahrir al-Sham hanno lanciato un attacco su Aleppo e la campagna attorno a Idlib, prima di dirigersi verso la vicina provincia di Hama. Domenica le truppe governative hanno creato una "forte linea difensiva" nel nord di Hama, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito, nel tentativo di rallentare lo slancio degli insorti. Nel frattempo, i jet hanno bombardato le città di Idlib e Aleppo, uccidendo almeno 15 persone, secondo un gruppo che opera in aree controllate dall'opposizione. Nel corso di un attacco russo è stato colpito anche il Collegio francescano Terra Sancta di Aleppo, che ha riportato "molti danni", il convento è "quasi distrutto", hanno riferito a LaPresse fonti vicine ai frati francescani, ma fortunatamente non ci sono state vittime.

 

  

 

 

"Il terrorismo comprende solo il linguaggio della forza, e questo è il linguaggio con cui lo spezzeremo e lo distruggeremo, indipendentemente dai suoi sostenitori e sponsor", ha promesso il presidente siriano Bashar al-Assad.Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani il bilancio delle vittime dall'inizio dell'offensiva delle forze ribelli sarebbe di oltre 400, mentre la televisione di stato siriana ha affermato che le forze governative hanno ucciso quasi 1.000 insorti negli ultimi tre giorni. La crisi è particolarmente drammatica ad Aleppo. "La situazione è molto grave. Abbiamo bisogno dell'aiuto delle Nazioni Unite, degli Usa e di tutte le nazioni che possono darci una mano a fare in modo che le persone possano lasciare" la città, è l'appello lanciato a LaPresse da Anass Mohamed Alshami, membro del parlamento siriano, che ha subìto in prima persona le conseguenze dei bombardamenti dopo che anche la sua abitazione è stata colpita. In città ci sono circa 120 italiani, un piccolo gruppo si sta spostando verso Damasco, mentre gli altri sono membri di famiglie italo-siriane o religiosi e hanno deciso di rimanere, almeno per ora. "I ribelli hanno fatto sapere che non ci sono pericoli per chi non è combattente, in particolare per i cittadini italiani. Siamo moderatamente ottimisti che le cose possono andare, per quanto riguarda i nostri concittadini, nella migliore direzione. Il problema è però che si rischia un collasso migratorio", ha rimarcato il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, "se continua la guerra civile rischiamo di vedere ripetersi quello che è successo qualche anno fa, quando milioni di siriani si spostarono dal paese".

 

 

L'offensiva rapida e a sorpresa dei ribelli è un enorme imbarazzo per il presidente siriano Bashar Assad e solleva dubbi sulla preparazione delle sue forze armate. Arriva anche in un momento difficile per gli alleati di Assad, l'Iran e i gruppi che sostiene e la Russia, mentre sono impegnati in altri conflitti. Gli insorti hanno preso il controllo della maggior parte di Aleppo sabato e hanno fatto progressi nella provincia circostante, tra cui la cattura di un'accademia militare e di una città strategica che si trova sull'autostrada che collega la città con Damasco e la costa. Il comandante ribelle colonnello Hassan Abdulghani ha detto che gli insorti sono avanzati nella campagna attorno a Idlib, mettendo tutta la provincia omonima sotto il loro controllo. I ribelli hanno anche affermato di essere entrati nella città di Hama e hanno giurato di spingersi fino a Damasco, ma la vita nella capitale siriana è almeno per il momento normale. Intanto è mistero sulle sorti di Abu Muhammad al Jolani, leader dei ribelli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), designato come gruppo terroristico dagli Usi e altri Paesi: secondo fonti non confermate sarebbe morto in un attacco aereo russo.