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Ideologia woke fuori controllo, sul Nyt le donne diventano "non transgender"

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Giulia Sorrentino
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Di stranezze ultimamente se ne sentono diverse, eppure forse un estremismo simile finora non lo avevamo ancora raggiunto. Giovedì sul New York Times esce un articolo in cui si affronta una polemica che ha investito la pallavolo universitaria femminile, dopo che più squadre hanno perso delle gare contro la San José State University di cui fa parte la giocatrice trans Blaire Fleming. Ma dove sta la peculiarità? Nel fatto che il giornale, per riferirsi alle donne biologiche, quelle nate con la coppia cromosomica XX, le abbia chiamate “donne non transgender”.

 

La definizione di sesso biologico si basa su vari fattori che spaziano dal patrimonio genetico, agli organi genitali fino ad arrivare al quadro ormonale, ma è un qualcosa di oggettivo, naturale e scientificamente definito. Non è un “non” qualcosa, bensì un assetto specifico definito proprio dalla nascita e dalla scienza. Che ci sia la volontà di includere è ineccepibile, ma non è possibile arrivare a una simile iperbole ed esasperazione che finisce per escludere chi non ha alcuna colpa per essere stato concepito in un determinato modo.

 

Persino l’ex parlamentare del Pd Anna Paola Concia ha scritto su X che “così non si può andare avanti. Lo dico per il bene delle donne e anche delle persone transgender. Il NYT ha definito le donne biologiche 'donne NON transgender'. NO! Ci sono le donne e le transgender. Martina Navratilova giustamente si è ribellata. Fermatevi!!!”. E ha ragione nel dire di fermarsi, prima che sia troppo tardi, perché in Italia abbiamo l’abitudine di prendere per buono qualunque spunto provenga da oltreoceano. Ecco, se gli americani possono insegnarci molto, non dobbiamo necessariamente emularli in tutto. E questo, sicuramente, è un caso da non prendere come esempio.

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