Libano, scattata l'ora della tregua. Hamas: pronti per un accordo su Gaza
Dalle quattro del mattino è scattato il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah in Libano. L’accordo pone fine a quasi 14 mesi di combattimenti avviati da Hezbollah lungo il confine settentrionale e iniziati il giorno dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 nel sud dello Stato ebraico. L’intesa è stata approvata ieri sera dal gabinetto per la sicurezza nazionale israeliano con una votazione di 10 ministri contro 1 e prevederebbe un periodo di transizione di 60 giorni, durante il quale le forze di difesa (IDF) ritireranno le proprie truppe dal Libano meridionale, mentre l’esercito libanese schiererà circa 5.000 soldati a sud del fiume Litani, prendendo posizione anche in 33 avamposti lungo il confine con Israele. Da parte loro, le forze di Hezbollah lasceranno il Libano meridionale e la sua infrastruttura militare verrà smantellata.
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Gli Stati Uniti avrebbero anche fornito una "garanzia" parallela per sottolineare il diritto di Israele di rispondere alle violazioni del cessate il fuoco, qualora ce ne fossero. Washington e Parigi garantiranno infatti che l’accordo di cessate il fuoco sia "attuato nella sua interezza", come hanno affermato Joe Biden ed Emmanuel Macron in una dichiarazione congiunta. Intanto si guarda a Gaza. "L’annuncio del cessate il fuoco in Libano è una vittoria e un successo importante per la resistenza" e "Hamas è pronto per un accordo di cessate il fuoco e un’intesa seria per lo scambio di prigionieri". Lo ha detto all’agenzia Afp un esponente dell'organizzazione politica palestinese islamista. "Abbiamo informato i mediatori in Egitto, Qatar e Turchia", ha affermato. Una tregua è stata raggiunta nel novembre 2023, l’unica dall’inizio della guerra, e ha consentito il rilascio di più di 100 ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi detenuti da Israele. Da allora, altri 7 ostaggi sono stati rilasciati vivi nel corso delle operazioni dell’esercito israeliano. A Gaza ne rimangono 97, 34 dei quali sono stati dichiarati morti dall’esercito.