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Israele-Libano, accordo accettato "in linea di principio" ma "con riserve": perché

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Il Gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà domani a Tel Aviv per decidere sulla proposta americana di cessate il fuoco con la milizia sciita Hezbollah in Libano. «Il governo si riunirà domani per discutere e approvare l’accordo», ha confermato a diverse agenzie internazionali un funzionario israeliano vicino ai negoziati. L’ultima bozza di accordo prevede un periodo di 60 giorni durante il quale l’esercito israeliano si ritirerebbe dal Sud del Libano, le truppe libanesi si schiererebbero al confine ed Hezbollah si ritirerebbe a Nord del fiume Litani. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha tenuto ieri sera un incontro con alcuni ministri e funzionari della sicurezza per affrontare la proposta di intesa avanzata dall’inviato speciale Usa, Amos Hochstein, e che avrebbe accettato «in linea di principio» ma con «alcune riserve».

 

 

 

Secondo fonti israeliane, le riserve hanno a che fare con la «libertà d’azione» che Israele esige per poter intraprendere azioni militari in Libano, nel caso Hezbollah infrangesse i termini del cessate il fuoco e le truppe libanesi non agissero. Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, ha ricordato che le condizioni dell’accordo di cessate il fuoco con il Libano si basano e dipendono da «due punti principali». «Il primo è impedire a Hezbollah di avanzare verso Sud oltre il fiume Litani, e il secondo è impedire alla milizia sciita filo-Ira di ricostruire le sue forze e di riarmarsi in tutto il Libano», ha detto il ministro nel suo intervento al Parlamento israeliano. Il leader del partito di Unità nazionale, Benny Gantz, ha esortato Netanyahu a fornire maggiori dettagli, affermando che «i residenti del Nord, i soldati e i cittadini di Israele hanno il diritto di sapere».

 

 

 

I sindaci delle città di Metula e della vicina Kiryat Shmona, tra quelle più colpite dal lancio quotidiano di razzi e droni da parte di Hezbollah contro il territorio israeliano dall’ottobre 2023, si sono espressi contro la firma di un accordo, definendolo un «atto di resa». Le Nazioni Unite hanno invitato le parti in conflitto in Libano ad «accettare un cessate il fuoco», mentre nuovi attacchi israeliani hanno preso di mira la periferia meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah. Il capo della diplomazia italiana Antonio Tajani, che presiede il G7 degli Esteri in corso a Fiuggi, si è detto «ottimista» riguardo al cessate il fuoco in Libano. Più di 3.500 libanesi sono stati uccisi e più di 15.000 feriti in più di un anno di combattimenti. In Israele, 78 persone sono morte a causa degli attacchi lanciati dal Libano, di cui 47 civili.

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