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Libano, razzi di Hezbollah su Unifil. Ed è scontro sul mandato d'arresto per Netanyahu

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Le basi della missione Unifil nel sud del Libano tornano sotto attacco. A essere di nuovo colpito è stato il quartier generale italiano a Shama. Questa volta ci sono dei feriti, quattro, fortunatamente non in pericolo di vita. Nelle prime ore della giornata, ha reso noto la missione, due razzi da 122 mm hanno colpito un bunker e un'area logistica utilizzata dalla polizia militare internazionale, causando danni significativi alle infrastrutture vicine. Una delle strutture ha preso fuoco, ma le fiamme sono state rapidamente spente. A causa dell'esplosione alcuni vetri si sono frantumati, colpendo i quattro militari appartenenti alla Brigata Sassari, che hanno subito ricevuto cure all'ospedale della base. Nel ricordare che "qualsiasi attacco contro le forze di pace costituisce una grave violazione del diritto internazionale e della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu", l'Unifil, che ha evocato la responsabilità di Hezbollah o gruppi affiliati, ha esortato le parti in lotta a evitare di combattere vicino alle sue postazioni: "Gli attacchi deliberati o accidentali contro le forze di pace devono cessare immediatamente".

 

L'attacco ha suscitato l'indignazione del governo italiano. Il nostro contingente "permane nel sud del Libano per offrire una finestra di opportunità alla pace e non può diventare ostaggio degli attacchi delle milizie", ha commentato il ministro della Difesa Guido Crosetto, informando di aver contattato subito il quartier generale per assicurarsi delle condizioni dei militari, "è intollerabile che ancora una volta una base di Unifil sia stata colpita". Crosetto ha poi annunciato di voler "parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano, cosa che è stata impossibile dal suo insediamento a oggi, per chiedergli di evitare l'utilizzo delle basi Unifil come scudo". La premier Giorgia Meloni ha appreso "con profonda indignazione e preoccupazione" la notizia dei nuovi attacchi e ha ribadito "ancora una volta" che "sono inaccettabili". Meloni ha quindi rinnovato l'appello "affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati Unifil e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili". Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha rimarcato che, "come abbiamo detto a Israele di prestare la massima attenzione, così lo diciamo con altrettanta fermezza a Hezbollah. I militari italiani non si possono toccare", "Hezbollah impari a usare le armi, che evidentemente non sa usare e fa danni". "Intollerabili atti criminali" è la sintesi della segretaria del Pd Elly Schlein, che ha chiesto "allo stesso tempo che il governo riferisca quanto prima sulle iniziative che si stanno adottando per il cessate il fuoco". Una ferma condanna agli attacchi, che rappresentano "una grave e inaccettabile violazione del diritto internazionale", è arrivata anche dall'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell.

 

E molte reazioni sta suscitando anche l'annuncio da parte della Corte penale internazionale dell'Aia dell'emissione dei mandati di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di crimini di guerra e crimini contro l'umanità nella Striscia di Gaza. L'Occidente si mostra diviso sulla decisione e sulla possibile applicazione. Il presidente Usa Joe Biden l'ha definita "scandalosa", "qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c'è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza". Mentre il presidente eletto Donald Trump, stando ai media israeliani, starebbe valutando sanzioni personali contro il procuratore capo della Cpi Karim Khan e i giudici che hanno emesso i mandati. Pronto a sfidare la Corte dell'Aia anche Viktor Orban. Il premier ungherese ha confermato che il mandato "non sarà rispettato" e ha invitato Netanyahu nel Paese. "Prende atto" della sentenza il governo tedesco, aggiungendo che valuterà "ulteriori passi" solo "quando sarà prevedibile una visita in Germania" di Netanyahu e Gallant. Anche Parigi prende atto della decisione della Cpi, ribadendo fedeltà "al suo impegno di lunga data a sostegno della giustizia internazionale", ma senza specificare se effettuerà gli arresti nel caso i due accusati dovessero entrare in territorio francese. Madrid e Londra, invece, hanno assicurato di essere pronte a eseguire i mandati d'arresto. Indifferente Mosca. Il Cremlino ha fatto sapere di ritenere "insignificanti" e prive di valore legale le decisioni dell'Aia, considerato che un mandato d'arresto è stato emesso anche nei confronti di Putin. Pechino invece si augura che la Corte "mantenga una posizione oggettiva e imparziale ed eserciti i suoi poteri in conformità con la legge e in conformità con gli standard unificati e che interpreti e applichi in modo completo e in buona fede lo Statuto di Roma e le leggi generali".

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