Cpi, la sfida di Orban: “Netanyahu in Ungheria, non lo arresterò”. Trump pensa alle sanzioni
«Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione». È drastico Viktor Orban, il premier dell’Ungheria che a luglio ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, nel commentare la decisione sui mandati d’arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti di Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant. «Inviterò il premier israeliano a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la decisione della Cpi non avrà alcun effetto», ha affermato Orban ai microfoni della radio ungherese.
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Nel frattempo la prossima amministrazione Trump starebbe valutando l’introduzione di sanzioni contro la Corte penale internazionale per la sua decisione sul primo ministro israeliano e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Secondo fonti di Washington il provvedimento riguarderebbe in particolare il procuratore capo della Cpi, Karim Khan, e i giudici che hanno emesso i mandati su quanto successo a Gaza. Ieri, Mike Waltz, scelto dal presidente eletto Donald Trump come Consigliere per la Sicurezza Nazionale, ha twittato: «A gennaio ci si può aspettare una forte risposta al pregiudizio antisemita della Cpi e dell’Onu».
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Duro pure il commento di Joe Biden, attuale presidente Usa: «L’emissione di mandati di arresto da parte della Corte Penale Internazionale contro i leader israeliani è scandalosa. Vorrei essere chiaro ancora una volta, qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c’è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza».
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