Guerra in Ucraina, sorpresa e spaccatura nell'Ue sulle armi a lungo raggio
Gli Stati dell’Ue sono stati colti di sorpresa dalla decisione dell’amministrazione americana di Joe Biden di autorizzare l’utilizzo di armi di lungo raggio in territorio russo. «Hanno dato un via libera per una profondità fino a 300 km, è una bella distanza. Meglio di niente. E onestamente non ho la più pallida idea del perché l’amministrazione Biden abbia deciso di farlo ora», ha commentato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, al termine del Consiglio Esteri che ha riunito i capi della diplomazia dei Ventisette e in cui è stata affrontata la delicata questione. «Voi sapete come la penso, lo dico da mesi: è bene non solo respingere le frecce ma poter attaccare anche gli arcieri. A livello Ue oggi non abbiamo preso una posizione, abbiamo preso solo atto della decisione americana», ha spiegato. Ed è impossibile prendere una posizione unitaria a livello europeo perché non c’è.
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Da una parte gli Stati baltici, i Paesi Bassi e la Francia che si dicono a favore (seppur timidamente quest’ultima). Dall’altra la Germania che si dimostra molto scettica. Mentre sono contrari ad esempio l’Italia e l’Ungheria. Per il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, «la linea sull’uso delle armi non cambia». Insiste per l’impegno sul dialogo «per una conferenza di pace con la partecipazione di russi, cinesi e indiani, per arrivare a una pace giusta per l’Ucraina, non a una capitolazione», ha spiegato il capo della Farnesina parlando con i giornalisti. Per il ministro ungherese, Peter Szijjarto, il via libera americano ed europeo «è un pericoloso errore che porta all’espansione del conflitto». Lo stesso giudizio espresso dal Cremlino: «Gli Stati Uniti gettano benzina sul fuoco». Viene ribadito quanto affermato dal presidente Vladimir Putin già lo scorso settembre: gli attacchi con armi di fabbricazione statunitense sul suolo russo sono da considerarsi come un coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto.
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La Francia apre ma con molta cautela. «Abbiamo detto che è un’opzione che prenderemo in considerazione se consentirà attacchi contro obiettivi da cui la Russia attacca il territorio dell’Ucraina», ha detto il ministro Jean-Noel Barrot. Fonti diplomatiche fanno sapere che diversi Paesi pur dando il via libera vorrebbero tenerlo segreto per evitare uno scontro diretto con Mosca, viste anche le sue minacce di reazione. Per la Lituania però non è ancora sufficiente. «È qualcosa che noi e gli ucraini chiedevamo da tanto tempo, in senso anche più ampio: tutte le restrizioni devono essere rimosse. Perché non sto ancora stappando champagne? È probabilmente perché non sappiamo quanti missili hanno effettivamente gli ucraini. Quindi la domanda è: sono stati forniti abbastanza missili che farebbero differenza sul campo di battaglia?», ha commentato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, a margine del Consiglio Esteri. «Perché non siamo combattendo una battaglia sulla stampa, la stiamo combattendo in Ucraina. E per questo dobbiamo vincere. Buone argomentazioni sui comunicati stampa sono molto importanti ma dobbiamo vincere là sul campo. La seconda cosa è se le restrizioni sono state davvero rimosse perchè vedo che è solo parzialmente, quindi ci sono ancora molto interrogativi. Per noi la cosa è semplice: no limitazioni se non quelle della legge internazionale», ha chiosato.