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Israele, bombe illuminanti nel cortile della casa di Netanyahu. Lui non c'era

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Tre persone sono state arrestate nelle prime ore di oggi dopo che due bombe illuminanti, lanciate dal mare, sono cadute ieri nel cortile della residenza privata del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Caesarea, circa 50 chilometri a nord di Tel Aviv. Lo ha reso noto la polizia israeliana. Al momento dell’incidente, il premier non era presente nella casa. Lo hanno reso noto fonti dello Shin Bet e della polizia israeliana, riprese dai media nazionali, che hanno avviato un’indagine urgente sull’accaduto. L’episodio ha suscitato forti condanne da tutte le fazioni politiche. Il presidente Isaac Herzog ha definito l’atto una "pericolosa escalation" e ha chiesto un’indagine immediata. Il leader dell’opposizione Yair Lapid, l’ex ministro della Difesa Benny Gantz e il capo del partito Yisrael Beiteinu, Avigdor Lieberman, hanno condannato fermamente l’accaduto, chiedendo una punizione esemplare per i responsabili.

 

 

 

Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha richiamato le parole dell’ex premier Yitzhak Rabin, affermando che "la violenza erode le basi della democrazia". Anche il ministro della Sicurezza, Itamar Ben Gvir, ha denunciato l’escalation di tensioni, dichiarando che "l’incitamento contro Netanyahu ha superato ogni limite". Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, citato dall'agenzia turca Anadolu, ha rivelato ora che uno dei tre arrestati, sospettati di aver lanciato bengala contro la residenza del premier Benyamin Netanyahu, è un alto ufficiale della riserva, un generale di brigata, noto per la sua partecipazione attiva alle proteste contro il governo Netanyahu negli ultimi due anni.  L'incidente di sabato arriva quasi un mese dopo un attacco con drone di Hezbollah contro la stessa residenza il 19 ottobre, quando Netanyahu e la sua famiglia non erano in casa. 

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