Ucraina, mille giorni di guerra. Zelensky: con Trump pace più veloce
"Da parte nostra dobbiamo fare di tutto per porre fine alla guerra l'anno prossimo con mezzi diplomatici". È questo l'obiettivo per il 2025 del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ne ha parlato in un'intervista alla radio di stato. Ma perché si sigli una pace, secondo Zelensky, l'Ucraina deve essere forte: "Se parliamo con Putin e siamo nella situazione attuale, non rafforzati, è uno status perdente per l'Ucraina fin dall'inizio". Per questo il leader ucraino ha particolarmente apprezzato la dichiarazione adottata dal G7 su iniziativa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a sostegno di Kiev, in vista del millesimo giorno dall'inizio della guerra. "Dopo 1.000 giorni di guerra, riconosciamo l'immensa sofferenza sopportata dal popolo ucraino", si legge nella dichiarazione dei 7 Grandi, "riaffermiamo il nostro fermo sostegno all'Ucraina per tutto il tempo necessario. Rimaniamo solidali nel contribuire alla sua lotta per la sovranità, la libertà, l'indipendenza, l'integrità territoriale e la sua ricostruzione".
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I leader del G7 accusano poi Mosca di impedire il processo di negoziazione: la Russia "resta l'unico ostacolo a una pace giusta e duratura". "Sono profondamente grato alla presidente Giorgia Meloni e a tutti i leader del G7 per la loro voce unita nel sostenere l'Ucraina", ha commentato Zelensky, "il loro sostegno aiuta l'Ucraina a proteggere il suo popolo dal terrore, salvando in ultima analisi innumerevoli vite".
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Il sostegno degli alleati per Kiev è ancora più necessario dopo la vittoria di Donald Trump, anche se Zelensky ha espresso la speranza che con il tycoon la guerra "finirà più velocemente". Dalla seconda amministrazione a guida Trump ci si aspetta però un taglio degli aiuti militari diretti in Ucraina, mentre quelli già annunciati da Biden, secondo Zelensky, stanno arrivando a rilento. Dei 175 miliardi di dollari stanziati dagli Stati Uniti per l'Ucraina "direi che ne abbiamo ricevuto la metà", ha lamentato Zelensky, "gli altri devono ancora essere consegnati". I ritardi pesano al fronte, dove anche il presidente ucraino è stato costretto ad ammettere "una situazione nell'est del Paese davvero difficile".
"C'è una lenta ma continua pressione e avanzata dei russi", ha spiegato, come conferma la caduta nelle mani delle truppe di Mosca di altri due villaggi nel Donetsk, Leninskoe e Makarovka. "I ragazzi sono stanchi", ha rimarcato Zelensky, "tutto intorno a loro viene distrutto. Chiedono se possono fare dei passi indietro e i vertici militari dicono di sì. Perché questa è la nostra posizione comune: prima di tutto le persone e poi la terra".