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Gaza, il Qatar si ritira dal ruolo di mediatore. Giallo sul destino di Hamas a Doha

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Il Qatar si è ritirato dal ruolo di mediatore chiave per un cessate il fuoco a Gaza e un accordo sugli ostaggi e ha avvertito Hamas che il suo ufficio di Doha «non serve più al suo scopo». Lo ha svelato all’AFP una fonte diplomatica. «Il Qatar ha informato sia Israele che Hamas che finché ci sarà un rifiuto di negoziare un accordo in buona fede, non potranno continuare a mediare. Di conseguenza, l’ufficio politico di Hamas non serve più al suo scopo», ha detto la fonte.

 

 

Ad Hamas non è stato comunicato che dovrà spostare la sua sede da Doha. A sostenerlo, smentendo una la notizia emersa, è stata l’emittente Al-Araby - che definisce quanto scritto da diversi media, tra loro il Times of Israel - non accurato. Alti funzionari dell’amministrazione Biden avevano reso noto, parlando con il Times of Israel, che il Qatar ha comunicato ad Hamas oltre una settimana fa che dovrà chiudere la sede. Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, gli Stati Uniti hanno informato il Qatar che Doha non avrebbe dovuto portare avanti le cose come prima rispetto al gruppo. Tuttavia, l’amministrazione aveva rinunciato a chiedere allo Stato del Golfo di chiudere l’ufficio di Hamas, ritenendo che il canale di comunicazione con Hamas fosse quanto mai importante per mediare un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Secondo quanto dichiarato da un funzionario statunitense al Times of Israel, a far cambiare idea agli americani sarebbe stata l’esecuzione da parte di Hamas dell’ostaggio americano-israeliano Hersh Goldberg-Polin insieme ad altri cinque ostaggi alla fine di agosto e il successivo rifiuto di ulteriori proposte di cessate il fuoco. A partire da qual momento la permanenza del gruppo terroristico a Doha sarebbe stata ritenuta «non più praticabile o accettabile».

 

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