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Kamala Harris, anche i media la bocciano: è rimasta nel solco tracciato da Biden

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A dispetto dei sondaggi che davano Donald Trump e Kamala Harris vicini, anzi vicinissimi, quella di Kamala Harris alle presidenziali americane del 5 novembre 2024 è stata una sonora sconfitta. Il tycoon ha preso molti più voti di quelli che i pronostici prevedevano, ha conquistato tutti gli Stati chiave, e in più la sinistra ha perso anche il Senato. Alla luce di questo risultato clamoroso, molti si interrogano su quali siano stati gli errori di Kamala Harris e del suo staff. A partire dalla Cnn. Le sviste, dicono gli esperti, sono state molte, dalla discesa in campo come subentro a Joe Biden che partiva come candidato uscente (e non destinato in modo evidente alla rielezione) alla scelta di non discostarsi da lui in nulla, evitando una qualunque linea di discontinuità che invece avrebbe potuto fruttare forse qualcosa, dall’aver puntato su personaggi del mondo della musica e dello spettacolo (due su tutti, Taylor Swift e Julia Roberts) all’aver dato del fascista a Trump. Infine, ed è forse la cosa più grave, Harris non avrebbe ascoltato la "pancia" degli americani.

 

 

 

Tra gli errori che gli analisti attribuiscono alla corsa di Harris c’è prima di tutto la presenza ingombrante di Joe Biden, che dopo una campagna elettorale disastrosa ha deciso di ritirarsi nel luglio scorso ed è stato travolto dalle critiche per una oggettiva incapacità nel fronteggiare l’agguerrito rivale Donald Trump. Kamala Harris, che è stata la sua vice nel precedente mandato (ma è rimasta sempre in ombra, senza mai mettersi particolarmente in luce o farsi conoscere dagli americani), ha annunciato la sua discesa in campo pochi minuti dopo. Ma è stato lungimirante presentarsi del tutto in continuità con un candidato già spacciato? Forse no. Se la discesa in campo è stata un azzardo (e molti lo avevano sconsigliato a Kamala, a maggior ragione alla luce della debacle che i dem avevano messo insieme alle midterm del 2022, con la perdita del controllo della Camera), forse è stato ancora più grave l’aver scelto di rimanere nel solco tracciato da Biden senza alcuna presa di distanza o scelta di discontinuità dalla sua politica che non aveva convinto gli americani.

 

 

 

Due settimane prima del voto, in televisione, è stato chiesto a Kamala Harris cosa avrebbe fatto di diverso nei quattro anni di mandato di Biden. «Non c’è una singola cosa che mi viene in mente», ha risposto Harris. Un grave errore, secondo gli analisti politici. Tra gli esperti che in queste ore stanno facendo valutazioni della sconfitta, viene fatto notare anche il fatto che la candidata democratica ha avuto dietro di sè uno staff e un entourage poco armonioso, in cui convivevano dirigenti e manager fedeli a Biden (confermati sulla fiducia, in una situazione urgente e senza grandi spazi di manovra) e altri assistenti e figure sue. Ci sono stati dissidi e punti di vista diversi. La piattaforma intorno a lei non ha assunto una linea chiara e questo non ha aiutato. Anche la scelta del numero due Tim Walz sarebbe stato un errore, o perlomeno una decisione discutibile. Innanzitutto perché è arrivata troppo tardi: Walz è entrato in corsa il 6 agosto, gli americani non hanno avuto il tempo di conoscerlo. E poi anche per un’altra ragione: tra le possibilità c’era quella di assegnare il ruolo di vice al governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, un personaggio molto popolare che avrebbe potuto portare Harris a trionfare nella Stato chiave che vale 19 grandi elettori. Molti le avevano detto di puntare su di lui, per il carisma oltre che per la popolarità (era stato identificato come ’il nuovo Obam').  

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