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Usa, ecco la valanga rossa. Il popolo americano scrive la storia e sceglie Trump

Paola Tommasi
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Trump due la vendetta. E Il Tempo è l'unico giornale italiano che non ha mai avuto dubbi che vincesse, da sei mesi a questa parte. Il suo sarà un mandato di pace. L’ex e futuro Presidente si era legata al dito la sconfitta del 2020 e nonostante tutti glielo sconsigliassero ha voluto correre di nuovo per la presidenza degli Stati Uniti quest'anno. Un solo movente: la voglia di rivincita. Ed è tipico del suo carattere: nella precedente vita da imprenditore era fallito quattro volte e quattro volte si è rialzato. Lo ha rifatto in politica. Non avrebbe mai accettato che la sua carriera si chiudesse con una sconfitta e di lui vuole si ricordino solo le vittorie. Quella di ieri che lo ha eletto 47mo Presidente degli Stati Uniti è stata proprio grossa: una slavina, per dirla con i suoi termini. Nessuno si aspettava un risultato così netto. Nessuno tranne Trump, che ha avuto chiara fin da subito la strategia per tornare alla Casa Bianca e l’ha messa in atto. Tra l’altro con la massima serenità dalla sua residenza di Mar-a-Lago in Florida tra partite di golf ed eventi mondani a pagamento. Era sicuro di vincere. Il risultato è storico non solo perché netto, incontrovertibile e incontestabile, che spazza via ogni ipotesi di ricorso o contestazioni, ma anche per il numero di americani che si sono recati alle urne. Un’affluenza di oltre 140 milioni di persone, con i repubblicani che hanno vinto il voto popolare, i grandi elettori, la maggioranza alla Camera e al Senato e tutti gli Stati in bilico, con una cartina degli Usa quasi tutta rossa.

 

 

Con questi numeri il Presidente rieletto potrà governare in tranquillità e realizzare gli impegni presi in campagna elettorale con una velocità anche maggiore del primo mandato, forte della prima esperienza di governo che nel 2016 non aveva. Proprio l’aver mantenuto le promesse la scorsa volta gli ha dato la credibilità per essere rivotato ieri. Questa volta però rispetto a otto anni fa è più forte anche perché ha dalla sua parte tutto il partito repubblicano, all’interno del quale nel 2016 era considerato un estraneo. Nel tempo ha fatto un lavoro certosino di reclutamento di deputati e senatori, governatori e dirigenti di partito, a partire dalla nuora Lara Trump che ha messo a capo di tutta l’organizzazione. A dimostrazione che non è uno sprovveduto ma ha usato gli anni alla Casa Bianca per costruire un apparato tutto nuovo che lo sostiene. E ha compreso a pieno il funzionamento della politica e dei movimenti politici calandosi nella parte non solo di Presidente ma anche di capo partito, sebbene a lui questo nome non piaccia perché sa di “corrotto”.

 

 

Poi c’è il fattore J.D. Vance, il successore designato, che in questi quattro anni Trump vuole allevare e plasmare a sua immagine e somiglianza per lasciare un’eredità al partito repubblicano. Non a caso ha già dichiarato che questa è la sua ultima esperienza politica, il resto lo faranno i suoi successori. Ma non è solo Vance l’uomo forte dietro Trump: c’è tutta la forza propulsiva di Elon Musk, considerato come il Mr Wolf di Pulp Fiction, colui che risolve i problemi. «È un genio e i geni devono essere valorizzati», è la linea. Estendendo il ragionamento a tutte le menti più lucide e creative d’America: saranno loro a renderla di nuovo grande. E se Musk non potrà avere un ruolo di governo perché non è nato negli Usa ma in Sudafrica, avrà sicuramente un posto di prestigio nella seconda amministrazione Trump, molto probabilmente alla Sanità, Robert F. Kennedy. Musk ha finanziato lautamente la campagna elettorale mentre a Kennedy è bastato il cognome per portare consensi. In Europa tutti si concentrano sui dazi commerciali che potrebbe mettere, ma non è detto che lo faccia, sui prodotti UE e italiani ma trascurano il fatto che se davvero farà finire le due sanguinose guerre in corso in Ucraina e in Israele, magari con la sconfitta definitiva di Hamas ed Hezbollah, scenderà finalmente l’inflazione in tutto l’Occidente. Con il taglio delle tasse e le sue ricette liberali, che sono l’esatto contrario dei bonus e dei sussidi dei democratici, l'economia americana crescerà ad ampio ritmo. E la crescita del Pil degli Stati Uniti trascina l’intero Pil mondiale. Possono dormire tranquilli i soloni di sinistra di tutto il mondo, usciti distrutti dal voto di ieri. Finirà che la prima donna Presidente negli Usa la eleggeranno i repubblicani e non i democratici, come è avvenuto in Italia con Giorgia Meloni. Intanto Trump festeggia. Anzi, è già al lavoro.

 

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