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Israele promette la risposta all'Iran: "In guerra contro l'asse del male". Vittime Idf in Libano

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"Risponderemo, sappiamo come individuare obiettivi importanti, sappiamo come colpire con precisione e potenza". Il capo dell'esercito israeliano Herzi Halevi ha promesso vendetta per l'attacco massiccio di missili lanciato martedì sera dall'Iran e giustificato come "azione legittima e necessaria che ha preso di mira solo basi militari". In effetti l'Idf ha dovuto ammettere che alcuni degli oltre 180 razzi piovuti su Tel Aviv sono riusciti a bucare il sistema di difesa Iron Dome e hanno colpito basi aeree, danneggiando uffici e aree di manutenzione ma lasciando intatti e pienamente funzionanti tutti i velivoli. Una possibile reazione di Israele sarà comunque decisa dopo consultazioni con l'Amministrazione Biden. L'Iran starebbe già studiando una contro-risposta: fonti iraniane hanno detto ad Al-Araby Al-Jadeed che Teheran ha pronto un piano per "diversi cicli" di altri attacchi "più intensi e gravi" in caso di reazione da parte dell'Idf. "Una risposta ampia non sarà ritardata", hanno assicurato le fonti, rivelando quanto già avevano fatto presupporre le autorità della Repubblica islamica.

 

Il capo dell'esercito Mohammad Bagheri ha preannunciato raid "ad intere infrastrutture", mentre l'ex comandante della Forza Qods iraniana, Ahmad Vahidi, ha minacciato: "Se il regime sionista commetterà un errore, potremmo dimostrare che possiamo radere al suolo Tel Aviv in una sola notte". Più cauti il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, che ha sottolineato di non cercare una guerra, e il suo omologo statunitense Joe Biden che fatto sapere che non sosterrebbe un bombardamento ai siti nucleari di Teheran.

 

Ben più duro il tono del primo ministro israeliano Benjamin Netanyah: "Siamo nel mezzo di una dura guerra contro l'asse del male dell'Iran, che cerca di distruggerci. Questo non accadrà", ha assicurato, rivolgendosi alla nazione dopo la notizia della morte di 8 soldati nei combattimenti nel sud del Libano. Si tratta delle prime vittime tra le fila israeliane dopo la loro incursione nel Paese dei cedri che, secondo il governo di Beirut, si è mossa fino a 400 metri dal confine prima di ritirarsi. Sia Hezbollah che l'Idf hanno riferito di combattimenti "a distanza ravvicinata", e sembra per ora prevalere il gruppo libanese. "La superiorità aerea di Israele si trasformerà in perdite sul terreno", ha sentenziato il capo dell'ufficio stampa di Hezbollah, Mohammad Afif, sottolineando come il gruppo abbia "abbastanza combattenti, armi e munizioni per respingere Israele".

 

Intanto il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres 'persona non grata', vietandogli l'ingresso nel Paese. Katz ha sostenuto la sua decisione affermando che "chi non è in grado di condannare inequivocabilmente l'attacco criminale dell'Iran contro Israele, non merita di mettere piede in Israele". "Questo segretario generale odia Israele e dà sostegno a terroristi, stupratori e assassini", ha poi attaccato, "Guterres sarà ricordato come una macchia nella storia delle Nazioni Unite". Dal canto suo il segretario dell'Onu si è limitato, durante un Consiglio di sicurezza, a chiedere nuovamente un cessate il fuoco e lo stop "al ciclo disgustoso di escalation dopo escalation che sta portando i popoli del Medio Oriente dritti verso il precipizio". "Gli incendi che divampano nella regione stanno rapidamente trasformandosi in un inferno, il tempo stringe", ha aggiunto, assicurando che le forze dell'Unifil resteranno al loro posto lungo la Linea Blu, nonostante la richiesta di Tel Aviv di trasferirle.

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