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Netanyahu tira dritto: "Sconfiggeremo Hezbollah. Onu? Palude antisemita"

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All’assemblea generale dell’Onu oggi è stato il giorno dell’intervento del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. La tensione in Medio Oriente è alle stelle. Il leader dello Stato ebraico ha affermato che la guerra a Gaza potrebbe finire in qualsiasi momento, a patto che Hamas si arrenda, liberi gli ostaggi e deponga le armi. In caso contrario, Israele continuerà fino alla «vittoria totale». Stesso discorso per il Libano dove «Israele sconfiggerà Hezbollah - ha promesso Netanyahu - eliminando la minaccia globale che esso rappresenta». Il premier, dopo aver sottolineato che 60mila residenti del nord di Israele a causa degli attacchi dell’organizzazione paramilitare sciita «sono diventati rifugiati», si è chiesto: «Per quanto tempo il governo americano tollererebbe una cosa del genere?». Dunque, ha aggiunto, «Sono venuto qui per dire basta: non ci fermeremo finché i nostri cittadini non torneranno sani e salvi alle loro case. Per 18 anni Hezbollah si è rifiutato sfacciatamente di attuare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: i suoi miliziani nascondono un missile in ogni cucina, un razzo in ogni garage», mettendo in pericolo il proprio popolo.

 

 

 

Per Netanyahu, «Finché Hezbollah sceglierà la via della guerra», Israele ha tutto il diritto di mettere i suoi cittadini in sicurezza. Quindi, «continueremo a indebolire Hezbollah finché non saranno raggiunti tutti i nostri obiettivi», ha affermato il premier. In merito alle critiche contro lo Stato ebraico piovute anche da parte dei vertici dell’Onu, Netanyahu ha definito tali prese di posizione «una macchia morale per le Nazioni Unite», che - a suo dire - avrebbero trasformato l’istituzione in una «palude di antisemitismo». «Che ipocrisia. Che doppi standard. Che barzelletta», ha affermato, affermando che la lotta in atto ha come posta in gioco l’esistenza stessa di Israele. Parlando della richiesta di mandati di arresto avanzata dai procuratori della CPI contro di lui e il ministro della Difesa Yoav Gallant, Netanyahu ha parlato di un’azione «alimentata dall’antisemitismo».

 

 

«I veri criminali di guerra - ha aggiunto - sono a Gaza, in Siria, in Iran e nello Yemen. Quelli che stanno con loro dovrebbero vergognarsi di se stessi. Ma Israele vincerà questa battaglia perché non abbiamo scelta. Israele non se ne andrà docile in quella buona notte», ha aggiunto, parafrasando il poeta Dylan Thomas. Da sottolineare inoltre l’auspicio di Netanyahu affinché Israele raggiunga «uno storico accordo di pace con l’Arabia Saudita». «Che benedizione porterebbe una pace del genere con l’Arabia Saudita», ha affermato Netanyahu, spiegando che ciò rappresenterebbe una manna per il turismo, il commercio, l’energia, l’intelligenza artificiale e molto altro. «Sarebbe un vero perno della storia», dice, immaginando «una riconciliazione tra La Mecca e Gerusalemme». 

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