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Libano, nuove ondate di missili. A Beirut eliminato un capo di Hezbollah

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Non si fermano gli attacchi aerei israeliani sul Libano. Nuove ondate di missili hanno colpito il sud del Paese, la valle della Bekaa e anche la capitale Beirut. È qui che nel quartiere Dahieh, noto per essere il cuore di Hezbollah, un attacco "mirato" dell'Idf ha centrato un palazzo di 6 piani al cui interno si trovava Ibrahim Qubaisi, comandante del sistema missilistico del partito sciita. La sua morte è stata confermata dall'esercito israeliano che ha così vendicato colui che secondo Tel Aviv aveva pianificato il rapimento e l'uccisione di 3 suoi soldati nel 2000, oltre ad aver coordinato il lancio di razzi verso Israele e a essere vicino ai vertici del gruppo. "Non dobbiamo dare tregua a Hezbollah. Dobbiamo continuare a lavorare con tutta la nostra forza", ha assicurato il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi, annunciando in giornata "l'accelerazione delle operazioni offensive". "Continueremo a colpire Hezbollah", gli ha fatto eco il premier Benjamin Netanyahu, rivolgendosi direttamente ai libanesi: "Liberatevi dalla morsa di Nasrallah, per il vostro bene. Chi ha un missile nel soggiorno e un razzo nel garage non avrà una casa".

 

 

Tanti libanesi però sono già stati costretti a lasciare le loro case a causa dei raid incessanti di Israele. Qualcuno ha trovato posto nelle scuole trasformate in strutture di accoglienza, mentre altri sono rimasti bloccati nelle code senza fine che attraversano il Paese in direzione della capitale Beirut. Massicci ingorghi si sono creati anche al confine tra Libano e Siria a causa della folla di persone in fuga. I media hanno stimato che almeno 5.000 persone sarebbero già scappate in Siria. Mentre resta ancora incerto il bilancio dei morti nei raid di oggi, fermi per ora a 6, si è aggravato quello di ieri con 558 libanesi uccisi, tra cui almeno 50 bambini, 94 donne e 4 paramedici. Anche l'Unhcr ha dovuto confermare la morte di 2 suoi operatori: Dina Darwiche, uccisa nella sua casa della Bekaa con il figlio più piccolo, e Ali Basma sorpreso dalle bombe nella sua città, Tiro. Il Paese è intanto paralizzato, con scuole, università e asili chiusi per tutta la settimana e numerose compagnie aeree che hanno annunciato lo stop dei loro voli da e per Beirut.

 

 

Hezbollah ha risposto agli attacchi lanciando contro il nord di Israele circa 300 razzi, tra cui i missili di tipo Fadi 3, usati per la prima volta in un'offensiva dal gruppo libanese. I raid non hanno provocato vittime ma danni ad alcuni edifici. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha nel frattempo assicurato il sostegno di Teheran al partito sciita. "Hezbollah non può stare da solo contro un Paese che è difeso, sostenuto e rifornito dai Paesi occidentali, dai Paesi europei e dagli Stati Uniti d'America", ha detto denunciando l'inazione dell'Onu contro l'aggressione israeliana e precisando: "Non dobbiamo permettere che il Libano diventi un'altra Gaza".

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