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Medio Oriente, raffica di razzi contro Israele. Hezbollah: nuova fase della guerra

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Timori che “il Libano” possa diventare “un’altra Gaza” e questo rappresenterebbe una "una tragedia devastante per il mondo". Nelle parole del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, c’è tutta la preoccupazione della comunità internazionale per il rischio di un allargamento in Medioriente con uno scontro su larga scala tra Israele ed Hezbollah. Parole che seguono l’attacco massiccio lanciato dal gruppo sciita e dai suoi alleati, con droni e razzi (compresi i Fadi 1, Fadi 2 e Katyusha) capaci di raggiungere Haifa. Complessivamente, secondo l’Idf, nel giro di poche ore 150 fra razzi, missili da crociera e velivoli aerei senza pilota sono stati usati per colpire lo Stato ebraico, anche se la maggior parte è stata intercettata. All’offensiva ha partecipato anche la Resistenza islamica, gruppo di miliziani iracheni filo Iran che ha rivendicato il lancio di droni, a dimostrazione di come la guerra rischi seriamente di regionalizzarsi. Hassan Fadlallah, parlamentare di Hezbollah, ha parlato di “di nuova fase" del conflitto con Israele nel quale il ‘Partito di Dio’ è pronto “per qualsiasi scenario, guerra o scontro”. Un serio avvertimento a Hezbollah è arrivato da Benjamin Netanyahu: "Negli ultimi giorni abbiamo colpito Hezbollah con una serie di attacchi che non avrebbe mai immaginato.

 

 

 

Se Hezbollah non ha recepito il messaggio, vi prometto che lo recepirà", ha affermato. Partecipando a una riunione a porte chiuse della commissione Esteri e Sicurezza della Knesset, Netanyahu non si sarebbe però impegnato a lanciare un’operazione su vasta scala in Libano, sollevando solo la necessità di una “riduzione delle capacità” di Hezbollah e di recidere il collegamento tra Gaza e il fronte nord del conflitto. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha fatto notare che un’escalation non sia “nell’interesse di Israele”, mentre la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert ha parlato di una regione “sull'orlo di una catastrofe imminente” e aggiunto che “non esiste una soluzione militare in grado di garantire sicurezza a entrambe le parti”. Le tensioni sono cresciute in modo esponenziale negli ultimi giorni: dalle esplosioni dei cercapersone usati da Hezbollah al raid di venerdì scorso nel quale è stato ucciso, tra gli altri, di Ibrahim Aqil, leader della Forza Radwan, di cui si sono svolti i funerali a Beirut con la partecipazione di centinaia di persone. Stando a un fonte del gruppo, sentita da Al-Monitor i comandanti di Hezbollah uccisi nel bombardamento si stavano incontrando per discutere i piani per lanciare un'invasione contro Israele simile a quella del 7 ottobre in risposa all'esplosione dei dispositivi di comunicazione.

 

 

 

Le responsabilità dello Stato ebraico su quest’ultima azione sono state però escluse dal presidente Isaac Herzog, che ha escluso “qualsiasi collegamento” fra Tel Aviv e le deflagrazioni che hanno coinvolto cercapersone e walkie talkie, ricordando che Hezbollah “ha molti nemici”. Domani alle 19 locali (le 18 in Italia) dovrebbe svolgersi una riunione del gabinetto israeliano di sicurezza alla luce della recente escalation con Hezbollah. Oltre al fronte nord c’è quello di Gaza, dove resta aperta la partita sugli ostaggi e le vittime hanno ormai superato quota 41mila e 400. Nello stesso incontro con la commissione della Knesset, Netanyahu ha rivelato che la metà dei rapiti sarebbero ancora in vita. Mentre il ministro Antonio Tajani, giunto a New York per l’Assemblea Onu, ha esortato a “fare il possibile” per arrivare a una liberazione. Infine la Cisgiordania: a Ramallah l’Idf ha fatto irruzione nella sede di Al Jazeera, ordinandone la chiusura. L’emittente ha condannato e denunciato “questo atto criminale da parte delle forze di occupazione israeliane”.

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