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Ci mancava la "disforia di specie", il caso del bambino-lupo in Scozia

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Francesca Albergotti
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Non convince l’apertura di una scuola scozzese che ha permesso a un piccolo alunno di identificarsi con un lupo. Un caso di «disforia di specie», una condizione che la scienza non ha mai preso in considerazione ma che riguarderebbe chi non si riconosce nella specie di nascita. Il bambino, insomma, si sente più lupo che uomo e per l’istituto è tutto ok. Nel caso del bambino scozzese riportato dal Daily Mail, il consiglio dei docenti ha appoggiato la sua scelta, scatenando il dibattito in rete. Per proteggere la privacy del ragazzo non è stata resa nota la scuola in questione, ma esisterebbero documenti ufficiali a conferma del fatto. Non si tratterebbe insomma di una "fake-news". Così come non si tratterebbe di un episodio isolato. Casi di disforia sarebbero s sempre più frequenti tra giovani e giovanissimi. C’è chi si identifica in rettili, uccelli, pesci, chi addirittura in draghi e dinosauri. «Non sorprende che stiamo assistendo a tutto ciò in un’epoca in cui molte persone vogliono identificarsi come qualcosa di diverso da ciò che sono», ha spiegato il neuropsicologo Tommy MacKay, secondo il quale, però, la scelta della scuola di supportare il ragazzo che si identifica in un lupo è sbagliata: «Accettano alla lettera che un bambino si identifichi in un lupo, piuttosto che dirgli di uscirne e fare i conti con se stesso, che sarebbe l’approccio di buonsenso».

 

Le autorità locali hanno confermato che l’alunno appartiene un gruppo di "furries" - fandom, incentrato su personaggi che sono animali antropomorfi, ossia con personalità e caratteristiche umane - identificandosi come «animal persona». Il consiglio di docenti ha reso noto di aver offerto «supporto personale e specifico», tra cui consulenze e aiuti per l’apprendimento, rimarcando che ci sono pochissime linee guida specifiche sulla disforia di specie. Negli ultimi mesi sono emerse altre storie simili, ma spesso si trattava di fake news. Come quella che ha riguardato una scuola dell’Aberdeenshire - sempre in Gran Bretagna - che ha dovuto smentire le voci secondo cui un alunno si era identificato in un gatto, ricevendo una lettiera per poter fare i suoi bisogni nei bagni dell’istituto. Ma sui social si stanno moltiplicando gruppi e reti dedicati a coloro che si identificano come animali. Una tendenza che comporta rischi per i più giovani, soprattutto se supportata. Secondo il gruppo UFTScotland, le scuole che consentono ai bambini di identificarsi come animali li espongono al rischio di pedofilia e non li preparano all’età adulta»: «vestendosi come animali nei video pubblicati sui social, i giovani prendono parte a feticismi sessuali dei pedofili, pronti a sfruttare la condizione di debolezza per entrare in azione».

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