Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Libano, esplodono anche i walkie talkie. Hezbollah: "Vendetta sanguinosa"

  • a
  • a
  • a

Nuove esplosioni hanno scosso il Libano da nord a sud per il secondo giorno consecutivo. Questa volta a scoppiare sono stati i walkie talkie, sempre in dotazione ai militanti del gruppo Hezbollah, anche se meno diffusi dei cercapersone presi di mira ieri da un sabotaggio attribuito a Israele. I radiotrasmettitori, acquistati circa 5 mesi fa quasi contemporaneamente alla fornitura di cercapersone, sono esplosi in concomitanza con gli affollati funerali dei militanti del partito sciita rimasti uccisi nel primo attacco, i cui morti accertati sono 12, di cui 2 bambini. Anche in questo caso il mandante è chiaro, nonostante forse una rivendicazione non arriverà mai. "Israele ha fatto esplodere migliaia di radio personali in una seconda ondata della sua operazione di intelligence iniziata martedì", ha rivelato Axios da fonti informate, che hanno precisano come le radio siano "state preventivamente dotate di trappole esplosive dai servizi segreti israeliani e poi consegnate a Hezbollah". Il sabotaggio di oggi ha causato finora almeno 9 morti e 300 feriti ma il bilancio potrebbe aggravarsi con il passare delle ore.

 

 

 

Furioso è stato il commento di Hezbollah: "Ci sarà una vendetta sanguinosa e unica", ha assicurato un funzionario alla vigilia dell'atteso discorso alla nazione del leader Hassan Nasrallah. "La brutalità di questo crimine non può essere espressa", gli ha fatto eco il primo ministro libanese Najib Mikati, "siamo in guerra, considerando ciò che vive il nostro popolo nel sud del Libano da 11 mesi". Il caos e la rabbia si sono presto estesi all'intera popolazione, come hanno dimostrano alcune aggressioni ai veicoli dell'Unifil. L'Iran ha accusato l'Occidente e gli Stati Uniti di essere complici dei "crimini del regime sionista" nonostante il segretario di Stato americano Antony Blinken abbia negato che Washington fosse stata messa a conoscenza o fosse stata coinvolta nei sabotaggi. La Cnn ha però rivelato che, seppur senza fornire dettagli, Tel Aviv aveva avvertito il suo alleato oltreoceano che martedì avrebbe compiuto un'azione in Libano.

 

 

Resta però l'incognita di come l'intelligence israeliana sia riuscita a piazzare esplosivi nei dispositivi di comunicazione. L'azienda taiwanese Gold Apollo, il cui logo compare sui cercapersone esplosi, ha affermato che a produrli e a venderli era stata la ditta BAC Consulting, registrata nel 2022 con sede a Budapest. La sua ceo Cristiana Barsony-Arcidiacono ha tuttavia respinto ogni responsabilità, precisando: "Non siamo noi a creare i cercapersone. Siamo solo gli intermediari". Anche il governo di Budapest ha voluto precisare che nessuno dei dispositivi menzionati ha mai toccato il suolo ungherese. Quello che è certo è la volontà di Israele di cambiare la situazione al confine con il Libano, come dimostra la decisione dell'esercito di spostare alcune truppe di stanza a Gaza verso la cosiddetta 'Linea blu'. "Siamo all'inizio di una nuova fase della guerra", ha annunciato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, mentre continua l'offensiva nell'enclave palestinese. Un raid su una scuola a Gaza City ha ucciso almeno 8 persone, mentre 4 soldati israeliani sono morti nei combattimenti a Rafah. Tra loro c'era la 20enne Agam Naim, prima soldatessa a essere uccisa durante l'operazione, e il soldato italo-israeliano Daniel Mimon Toaff, 23 anni, per cui il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso il suo cordoglio.

Dai blog