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Israele, frattura tra leader sull’offensiva in Libano. Chi dice no alla nuova guerra

È scontro sempre più aperto tra Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che si oppone a una grande operazione militare contro il Libano. Mentre un comandante in posizione di rilievo all’interno dell’IDF spinge per un’offensiva contro Hezbollah, il primo ministro sembra, seconda quanto riporta il Times of Israel, sostenere la richiesta di un’operazione di terra e persino minacciare ancora una volta di licenziare il suo ministro della Difesa. L’emittente pubblica Kan e il notiziario Channel 13 riportano entrambi che il capo del Comando Settentrionale, Ori Gordin, sta facendo pressione per lanciare un attacco su larga scala, mentre Gallant e il capo di stato maggiore dell’IDF Herzi Halevi sono molto più cauti. 

 

  

 

Gallant ritiene che questo non sia il momento giusto e vuole dare una possibilità agli sforzi per raggiungere una soluzione diplomatica nel nord e un accordo di cessate il fuoco, con liberazione degli ostaggi, a Gaza. I due resoconti divergono, tuttavia, per quanto riguarda la posizione di Netanyahu sulla questione. Kan riporta che il premier sta spingendo per un’operazione in Libano, sebbene limitata e cita un anonimo consigliere di Netanyahu secondo cui «se Gallant cerca di ostacolare un’operazione nel nord, verrà sostituito». Ma Channel 13 riferisce che Netanyahu sta «tenendo le sue carte nascoste» e che mentre sembra sostenere le richieste di Gordin per un’imminente offensiva, le sue reali intenzioni sono altre. 

 

 

Gallant ha detto al segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, che il momento per una soluzione diplomatica alle tensioni con Hezbollah sta scemando. In una conversazione telefonica durante la notte, ha reso l’ufficio del ministro della Difesa israeliano, Gallant ha detto ad Austin che «Hezbollah continua a legarsi ad Hamas, la direzione è chiara». Oltre al dovere di Israele di riportare i suoi residenti alle loro case nel nord, i due hanno anche discusso degli sforzi per riportare a casa gli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza.