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Usa, clamoroso attacco dall'ex vice del Fbi: “Trump è come un asset della Russia”

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Donald Trump può essere considerato come un asset della Russia, anche se non nel senso tradizionale del termine, vale a dire come un agente attivo o risorsa reclutata, ha affermato l’ex vicedirettore dell’Fbi Andrew McCabe in carica quando il tycoon era presidente, prima di essere licenziato nel marzo del 2018, due giorni prima del suo pensionamento. «Lo penso, lo penso», ha risposto a una domanda diretta dell’ex direttore dell’Mi5 Sir Richard Dearlove in una puntata del podcast One Decision. «Non so se lo caratterizzerei come un agente attivo reclutato, un asset nel modo in cui la gente nella comunità dell’intelligence pensa a questo termine. Ma penso che Donald Trump ci abbia dato molte ragioni per mettere in discussione il suo approccio al problema della Russia negli Stati Uniti e penso che il suo approccio all’interazione con Vladimir Putin, che sia nelle telefonate che negli incontri faccia a faccia o per le cose che ha detto pubblicamente su Putin, sollevi domande significative», ha affermato.

 

 

«Bisogna porsi domande molto serie sul perché Donald Trump abbia questa sorta di ammirazione servile nei confronti di Putin come mai nessun altro presidente americano, democratico o repubblicano», ha aggiunto l'ex agente. «Potrebbe trattarsi solo di un malinteso fondamentale di questo problema che è sempre una possibilità. E penso che al capo opposto dello spettro ci sia la possibilità di una certa relazione o il desiderio di una relazione di un certo tipo, che sia economica od orientata agli affari, o cos’altro». «Si tratta di possibilità. Nessuna delle quali è stata mai dimostrata. Ma come funzionario dell’intelligence, sono le cose a cui pensare».

 

 

«Penso che sia nei migliori interessi Usa che questa guerra finisca e che sia terminata. Negoziate un accordo», ha dichiarato Trump nel recente dibattito con Kamala Harris che lo ha incalzato chiedendogli di spiegare agli 800mila americani di origine polacca che si sono stabiliti nello stato in bilico, e cruciale per l’esito delle elezioni, della Pennsylvania, di spiegare che cosa sarebbe disposto a cedere per un favore e cosa pensa che sia l’amicizia con chi è noto come un dittatore che ti mangerebbe per pranzo. McCabe era ai vertici dell’Fbi durante l’inchiesta sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016 e sui legami fra Trump e Mosca. Era stato indagato con l’accusa di aver mentito su una soffiata alla stampa, inchiesta lasciata cadere nel 2020. L’anno successivo, aveva querelato il dipartimento di Giustizia, ottenendo il pieno ripristino dei benefits, e aveva poi scritto il libro «The Threat» (la minaccia). Naturalmente McCabe esprime una «preoccupazione molto grave» per la possibilità di un secondo mandato di Trump alla casa Bianca. Perché «da anni, decenni e decenni e decenni, l’interesse della Russia è semplicemente quello di coltivare caos, divisioni e polarizzazione. Se riescono a farlo, è una vittoria. Se possono solo danneggiare un candidato che non amano, o aiutarne uno che amano, è una vittoria ancora più grande».

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