Guerra in Ucraina, svelato il piano di Zelensky per la pace: cosa prevede
Il punto su cui ruotano tutti gli incontri che Volodymyr Zelensky ha effettuato in questi giorni in Italia e in Germania è sempre lo stesso: la possibilità per gli ucraini di colpire in profondità le postazioni da cui partono i jet che bombardano quotidianamente il suo Paese. Il presidente lo ha richiesto a gran voce prima a Ramstein, al meeting del Gruppo di contatto che sostiene Kiev, e poi a Cernobbio, dove ha interloquito di persona con la premier Giorgia Meloni. È questa la richiesta principale sottoposta ancora una volta agli alleati, assieme all’accelerazione delle consegne dei sistemi di difesa aerea, che continuano ad essere tanto vitali quanto carenti. Il presidente ha definito «significativa» la quantità di questi armamenti promessi ma «che non sono stati ancora consegnati. Il mondo - ha detto - ne ha a sufficienza per garantire che il terrore russo non prosperi». Zelensky, a Cernobbio, non ha polemizzato con l’Italia, anzi: ha ringraziato il nostro Paese per il costante aiuto all’Ucraina ma l’invio della batteria di Samp-T in grado di intercettare, con missili terra-aria, i razzi sempre più potenti scagliati da Mosca anche su obiettivi civili, è in grave ritardo. Il nostro governo li aveva garantiti lo scorso aprile e confermato l’impegno a giugno ma per ora la commessa non è ancora giunta a destinazione. Proprio l’arrivo, a Kiev, di nuove armi è stato l’altro grande tema dibattuto da Zelensky con i partner occidentali. L’Ucraina ne ha bisogno urgente per fermare l’avanzata russa in Donbass e per arrivare ad una possibile trattativa con Mosca all’inizio dell’anno prossimo da posizioni non troppo svantaggiose. Le risposte degli alleati in tal senso sono state contraddittorie. Kiev ha incassato in queste ore l’ok dal Canada per colpire il territorio nemico in profondità.
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Nel frattempo Zelensky, che si è detto contrario a un cessate il fuoco anche momentaneo, per paura che l’esercito nemico possa sfruttare la pausa per riorganizzarsi e riattaccare fra qualche mese, ha preparato un «piano di pace» e si è detto pronto a discuterlo prima con Joe Biden e subito dopo con i due candidati alle presidenziali di novembre, Kamala Harris e Donald Trump. L’uomo forte di Kiev non si è addentrato nello specifico ma ha lasciato capire che l’obiettivo potrebbe essere una sospensione del conflitto in cambio di garanzie specifiche dagli alleati, ed in particolare dagli Stati Uniti; l’Ucraina potrebbe essere disposta a cedere qualche territorio (ma non tutti quelli conquistati da Vladimir Putin) se in cambio ricevesse un appoggio solido per tenere lontana la minaccia russa. Esclusa - riferisce Italpress - l’entrata a breve nella Nato, la soluzione potrebbe essere la firma di singole intese con alcuni Paesi particolarmente vicini a Kiev (Usa, Gran Bretagna, Francia e Polonia i più seri candidati), ma non è chiaro se l’impegno si baserebbe esclusivamente sull’invio di armi di deterrenza o addirittura su una forza internazionale di peacekeeping.
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Naturalmente, in tutti questi ragionamenti non si tiene conto della controparte, con la quale nessuno parla: lo «zar» sarebbe disponibile a sospendere le operazioni? E come reagirebbe nel caso in cui Zelensky stringesse accordi ancora più stretti con inglesi e americani per la sicurezza del suo Paese?