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Macron nomina premier Barnier. Insorge la sinistra, Le Pen: rispetti elettori di Rn

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Emmanuel Macron prova a superare la profonda crisi istituzionale che si è aperta in Francia dopo le elezioni legislative convocate sulla scia della debacle europea. I primi segnali non sono positivi.  Il presidente francese ha incaricato Michel Barnier di "formare un governo di coalizione al servizio del Paese e dei francesi", si legge in una nota dell’Eliseo sul conferimento dell'incarico di premier. "Questa nomina arriva dopo un giro di consultazioni senza precedenti durante le quali, in conformità con il suo dovere costituzionale, il presidente ha assicurato che il premier e il governo che verrà rispetteranno le condizioni per essere il più stabile possibile e si darà la possibilità della coalizione più larga", si sottolinea nella nota.

Mossa che provoca l'immediata alzata di scudi delle forze politiche di sinistre, riunite nel Nuovo Fronte Popolare (Nfp). Per il segretario del partito socialista Olivier Faure, "stiamo entrando in una crisi di regime". Per Mathilde Panot di La France Insoumise (Lfi), Macron non rispetta la "sovranità popolare" e la "scelta risultante dalle urne". "Le elezioni sono state rubate", tuona Jean-Luc Melenchon, leader de La France Insoumise.

Dal Rassemblement national (Rn) invece non ci sarà alcuna censura immediata al premier nominato. "Sembra soddisfare almeno il primo criterio che avevamo richiesto, cioè un uomo rispettoso delle diverse forze politiche e capace di sapersi rivolgere al Raggruppamento Nazionale, che è il primo gruppo dell’Assemblea Nazionale, allo stesso modo di altri gruppi", ha dichiarato Marine Le Pen sull’emittente Lci. "Stiamo aspettando di vedere quale sarà il discorso di politica generale del signor Barnier e il modo in cui raggiungerà i compromessi che saranno necessari sul prossimo bilancio", ha aggiunto la leader di destra che rimarca: "Esigeremo che il nuovo capo del governo rispetti gli 11 milioni di francesi che hanno votato per il Rassemblement National e che rispetti le loro idee".

Michel Barnier è presentato dalla stampa d’Oltralpe come un "uomo di consenso" e di "lunga esperienza politica". Barnier, 73 anni, diventa il più anziano primo ministro della V Repubblica alla direzione di Matignon, subentrando al più giovane, il 35enne Gabriel Attal, nominato otto mesi fa e dimessosi 51 giorni fa. L’ex commissario europeo è un membro di spicco del partito della destra gollista di Les Rèpublicains (Lr), anche se al suo interno non è riuscito a creare consenso.  Barnier è stato sconfitto alle primarie del partito Les Rèpublicains per le elezioni presidenziali del 2022. È inoltre rinomato per essere un buon mediatore, al punto che il suo nome è circolato per succedere a Jean-Claude Juncker a capo della Commissione europea, nel 2019. È stato il capo negoziatore dell’Unione Europea sulla Brexit quando il Regno Unito ha lasciato il blocco continentale.

In precedenza, è stato ministro in diversi governi di destra in Francia negli anni ’90 e 2000 - sotto la presidenza di Jacques Chrirac - in cui ha assunto diversi portafogli tra cui Affari europei, Ambiente, Agricoltura e Affari esteri. È stato due volte commissario europeo, responsabile delle politiche regionali e del quadro finanziario (1999-2004), poi responsabile del Mercato interno e dei servizi (2009-2014). Più recentemente, questo gollista centrista aveva inasprito il suo discorso sull’immigrazione in Francia, sostenendo l’idea di una "moratoria" e arrivando al punto di mettere in discussione la Corte di giustizia europea in nome della "sovranità legale". 

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