caso internazionale

Telegram, l'offerta (rifiutata) di Macron a Durov: retroscena clamoroso. Il ruolo degli 007 di Parigi

 È stata prolungata di 48 ore dai magistrati francesi la detenzione del fondatore e capo di Telegram, Pavel Durov. Il quale nelle ultime ore è stato sottoposto a interrogatorio. Dunque nella giornata di ieri è arrivata la seconda decisione delle toghe sul caso giudiziario che riguarda il guru dell’informatica russa (al quale era stato prolungato il fermo già la scorsa domenica). L’uomo è stato arrestato lo scorso sabato sera all’aeroporto di Le Bourget, vicino Parigi, appena sceso dal suo jet privato. I magistrati d’Oltralpe gli contestano 12 reati, tra questi complicità con la criminalità organizzata, diffusione di immagini pedopornografiche e traffico di sostanze stupefacenti. In particolare la mancata collaborazione nel contrasto a queste ipotesi delittuose, commesse per le toghe sulla sua piattaforma. Secondo l’accusa Durov si sarebbe rifiutato di fornire alle autorità i dati richiesti o i documenti necessari per condurre e utilizzare le intercettazioni autorizzate dalla legge. 

 

  

Tuttavia i russi accusano l'Occidente, e la Francia in particolare da parte del potente ministro degli Esteri Lavrov, di voler mettere le mani sul codice crittografico di Telegram per carpire segreti e dati. Retroscena che citano servizi segreti occidentali, invece, spiegano che Durov potrebbe essersi recato in Francia - dove era attivo un ordine di arresto - proprio per essere fermato e sfuggire alla vendetta imminente di Vladimir Putin per non condividere informazioni dell'app con la Russia. 

 

Oggi il Wall Street Journal  pubblica un retroscena sul ruolo di Parigi in questa partita. Nel 2018, scrive il quotidiano, ci sarebbe stato un pranzo tra Emmanuel Macron e Durov in cui il presidente francese avrebbe invitato il fondatore di Telegram, a "trasferire" a Parigi la sede della piattaforma. Il Wsj, che cita fonti informate, spiega che all’epoca Durov rifiutò. E, stando ancora alle fonti del giornale, l’anno precedente l’iPhone di Durov sarebbe finito nel mirino di agenti francesi nel quadro di un’operazione congiunta con gli Emirati Arabi Uniti, nome in codice ’Purple Music’. Sarebbe stato hackerato il suo telefono. Il timore della sicurezza francese era l’uso di Telegram da parte del sedicente Stato Islamico per reclutare jihadisti e pianificare attacchi. Nel 2021 Francia ed Emirati hanno poi concesso la cittadinanza a Durov.