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Telegram, guerra fredda sul caso Durov: "Si è consegnato", retroscena degli 007

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Il caso di Pavel Durov "può essere considerato politico, se la Francia non fornisce prove serie della sua colpevolezza". Lo ha dichiarato, come riportano i media russi, il portavoce del Cremlino, Dmitir Peskov, riferendosi all’arresto a Parigi del fondatore di Telegram. La Russia, ha aggiunto, "è pronta a fornire l’aiuto e l’assistenza necessari, ma qui la situazione è complicata dal fatto che Durov è anche cittadino francese". Ieri il presidente francese Emmanuel Macron aveva dichiarato che l’arresto "non è una decisione politica".

 

Il direttore dei Servizi segreti esteri della Russia (Svr), Serghei Naryshkin, si è detto certo che il fondatore di Telegram non divulgherà informazioni sensibili all’Occidente. Lo riporta la Tass. "Mi aspetto che non lo farà", ha affermato Naryshkin alla stampa. Il presidente della Duma, Viaceslav Volodin, ha accusato gli Usa di essere "dietro l'arresto" dii Durov. Mentre il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, punta il dito contro Parigi: le autorità francesi hanno arrestato Durov "su consiglio di qualcuno, sperando di ottenere l’accesso ai codici di crittografia" dell’app di messaggistica.

 

La chiave per aprire le conversazioni segrete dell'app sono al cento di un retroscena pubblicato da Dagospia secondo cui Durov si sarebbe lasciato catturare volontariamente. Ma perché? Il sito cita fonti dei servizi segreti che lo seguendo da tempo con il sospetto che Durov "fosse un agente dell’Fsb russo sotto copertura". "Si è consegnato alle galere francesi per il timore di finire ammazzato da Vladimir Putin, le cui pressioni (eufemismo) per farsi consegnare i codici e i dati personali degli utenti di Telegram allo scopo di decrittare la messaggistica, sarebbero diventate insostenibili", si legge nella riscotruzione, .

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