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Meteo choc, Grand Canyon sott'acqua: turista affoga nel Colorado

Alessandra Zavatta 
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Quando il Colorado s’è gonfiato per il temporale Chenoa Nickerson, turista trentatreenne arrivata da Gilbert per una vacanza nel Grand Canyon, non ha avuto scampo. Il temporale, violentissimo, improvviso e fuori dell’ordinario per questa stagione, ha fatto salire il livello del fiume. La bionda escursionista stava camminando lungo il Colorado ma non indossava il giubbotto di salvataggio. È stata trascinata via. Il corpo è stato recuperato domenica. Altri 104 turisti hanno rischiato di morire. Sono stati salvati dalla Guardia Nazionale dell’Arizona, che ha impiegato anche un elicottero UH-60 Blackhawk per tirarli fuori dalla gola che costeggia l’Havasu Creek, una delle zone più belle del Parco nazionale del Grand Canyon, che attira ogni anno negli Stati Uniti anche di migliaia di italiani. Ma anche una delle aree più pericolose in caso di temporali improvvisi.

«Sapevamo che era prevista pioggia ma nulla faceva pensare a un’inondazione», ha raccontato ai microfoni della Cnn Shruti Chopra, 34 anni, in gita con il marito e un gruppo di amici. «Non ci è nemmeno venuto in mente che eravamo in pericolo».

I pellerossa che vivono nella riserva di Havasupai avevano però capito che quei nuvoloni che correvano rapidi all’orizzonte non portavano nulla buono. Nerissimi, minacciosi, diversi dal solito. «Più in alto, più in alto», ha gridato uno di loro appena è iniziato il temporale al gruppetto di Shruti e compagni che si era riparato in una baia. «Dalla voce allarmata di quell’uomo a cavallo e dal fiume che cominciava a salire ho capito che eravamo in pericolo», ricorda Chopra ancora sotto choc. «Siamo fuggiti e per tre ore abbiamo attraversato fiumi, formato catene umane, ci siamo arrampicati attaccandoci ai cespugli e perfino ai cactus spinosi. Ad un certo punto un enorme masso si è schiantato proprio di fronte a noi. Ha colpito un albero, un ramo gigantesco s’è staccato e per un pelo non ci ha travolto. Abbiamo visto in lontananza un villaggio, ci siamo rifugiati lì».

Le immagini della disastrosa inondazione, riprese da alcuni dei turisti braccati nel canyon, hanno fatto il giro dei social network. Il servizio del parco e il medico legale della contea di Coconino stanno ora conducendo un’indagine per accertare se le condizioni meteo estreme potevano essere previste e il Gran Canyon poteva essere chiuso al pubblico evitando la così la morte dell’escursionista intrappolata dall’acqua.

Intanto i capi delle tribù pellerossa hanno evacuato il villaggio di Supai, a otto miglia sotto il bordo del canyon. Dal governatore dell’Arizona Katie Hobbs, che ha attivato la Guardia nazionale per salvare i turisti, sono giunte le congratulazioni ai soccorritori intervenuti in condizioni meteorologiche ai limiti. «Nulla ci aveva preparato a ciò che sarebbe accaduto»: rimbalzano sulle televisioni americane le dichiarazioni dei sopravvissuti alla tragica vacanza.

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