l'analisi di tricarico

Putin prende tempo per la reazione. Tricarico: il piano contro l'avanzata ucraina

Leonardo Tricarico

Ad oltre due settimane dalle irruzioni ucraine nella regione di Kursk le reazioni di Putin sembrano orientate ad una risposta differita, ad una ritorsione che mette a nudo, semmai ve ne fosse ancora bisogno, l’indisponibilità di forze fresche da destinare alla blindatura delle frontiere, lasciate esposte alle scorribande sostanzialmente incontrastate dei reparti di Zelenski.

La scelta russa è stata quindi quella di non sguarnire il fronte del Donbass -come forse gli ucraini speravano- e di mettere insieme ex novo ulteriori contingenti da destinare al fronte nord. E Putin ha dato anche un tempo alla riconquista dei propri territori, entro il primo ottobre.

  

Sarà interessante vedere come in poco più di un mese si possa coprire un nuovo fronte di guerra, a quali risorse si pensi di poter ricorrere dopo aver già clamorosamente rotto il patto contratto con i cittadini di non impiegare in armi i militari di leva: perché non vi è dubbio che coscritti erano le molte decine di soldati arresisi agli ucraini senza combattere nella regione di Kursk.

 

Più in generale, il consuntivo di questa nuova ed imprevista fase, fa registrare da parte ucraina la temporanea creazione di una zona cuscinetto a ridosso delle frontiere, oltre che un indubbio successo di immagine, un colpo non indifferente alla reputazione russa già appannata a causa delle sue capacità militari grossolane, non aggiornate e clamorosamente inadeguate a conseguire gli obiettivi, secondo i generali di Putin a portata di mano ma nei fatti velleitari se non utopici.

Una inadeguatezza difficilmente spiegabile ai propri cittadini pur avuto riguardo alla disinformazione ed alla propaganda fuorviante, ambedue a pieno regime per occultare risultati cosi deludenti. Putin dovrà anche spiegare alle madri di quei ragazzi perché ha mandato allo sbaraglio, contrariamente a quanto promesso, tanti giovani del tutto impreparati ad affrontare scenari di guerra.

Per quanto attiene agli armamenti, non sembra che Putin possa contare su alcunché di nuovo, in grado di cambiare gli equilibri, anche se ancora una volta ha tentato di diffondere timori ed apprensioni parlando, a margine di un Consiglio di Sicurezza, di “nuove soluzioni tecniche”. Anche da parte ucraina gli uomini sembrano essere il fattore maggiormate penalizzante, forse derimente. Anche Zelenski ha raschiato il barile da tempo ricorrendo ad ogni espediente pur di mantenere gli origanici a livelli accettabili. E tuttavIa a suo favore gioca un fattore non secondario quale l’ammodernamento dei sistemi d’arma ed il loro progressivo e crescente debutto in teatro di operazioni.

Ha ragione Zelenski quando sollecita i paesi donatori a continuare, semmai ad incrementare, le forniture di sistemi moderni. Ha ragione perché sta ancora scontando ritardi, distinguo, riserve e titubanze varie in un momento in cui non è per nulla certo che gli aiuti possano continuare o addirittura venir meno da parte di qualche paese.

 

Degli F16 si parlava a poche settimane dall’avvio del conflitto e forse solo ora i primi sistemi stanno debuttando nelle operazioni aeree offensive e difensive; e comunque vadano le cose, la flotta non raggiungerà mai dimensioni tali da far conseguire una superiorità aerea degna di questo nome. Anche, ancora una volta, per la mancanza di piloti. Senza parlare, come detto, delle assurde limitazioni ad usare l’armamento entro i propri confini.

Una macchina quindi che va avanti a sussulti, con il serio rischio di inceppamento e con poche speranze di andare prima o poi a pieno regime.
In definitiva non sembrano esserci le condizioni per uscire dallo stallo in cui la guerra è precipitata subito dopo il suo avvio. Né è valutabile l’impatto che le novità sul campo di battaglia,(quale quella delle scorribande in territorio russo) così come quelle che dovessero sopravvenire, potranno comportare per l’avvio, -finalmente - di una fase negoziale, unica soluzione, oggi più di ieri, per por fine a questa insensata e fin troppo lunga guerra.