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Russia, altro colpo clamoroso dell'Ucraina: "Un ponte in meno". La immagini
Il quadro geopolitico dell'Europa (e non solo) è in costante evoluzione. Le Forze armate ucraine, dopo l'inizio dell'offensiva, hanno colpito un altro ponte nella regione russa di Kursk, nel tentativo di ostacolare le attività delle forze di Mosca nell’area. Lo ha riferito l’Aeronautica militare ucraina. «Un ponte in meno. Le forze aeree continuano a privare il nemico delle sue capacità logistiche attraverso attacchi aerei di precisione», ha dichiarato il comandante delle Forze aeree Mykola Oleshuk, pubblicando un video dell’attacco su Telegram.
La Russia, intanto, denuncia che le forze ucraine hanno lanciato attacchi contro 30 insediamenti della regione russa di Belgorod, a sud di quella di Kursk dove la scorsa settimana è scattata una inaspettata incursione delle forze di Kiev. Il governatore della regione, Vyacheslav Gladkov, ha confermato gli attacchi ucraini hanno provocato il ferimento di almeno 4 civili e numerosi danni agli edifici e alle infrastrutture energetiche della regione. L’Ucraina ha costituito un potente gruppo di mercenari polacchi per attaccare la regione russa di Kursk. Lo ha dichiarato il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko, intervistato dall’emittente televisiva «Rossija 1».
«Non c’erano dei combattenti non professionisti nell’offensiva contro la regione di Kursk. Sono stati reclutati da tutta la linea di contatto, erano persone che avevano già combattuto in guerra, per lo più, il resto sono stati riadattati. Mercenari, polacchi e così via: hanno formato una forza molto potente», ha detto Lukashenko. Il leader bielorusso ha poi invitato le parti a sedersi nuovamente al tavolo negoziale. «Dobbiamo sederci al tavolo dei negoziati e discutere. Ma se avverranno altri episodi come quello in atto a Kursk, ci sarà un’escalation che finirà con la distruzione dell’Ucraina», ha continuato. «Sediamoci al tavolo dei negoziati e finiamo questa guerra: nè il popolo ucraino, nè i russi, nè i bielorussi ne hanno bisogno. Dobbiamo sederci al tavolo dei negoziati, la questione immediata è da dove cominciare. La cosa giusta da fare è iniziare da dove abbiamo concluso a Istanbul», ha concluso.