Medioriente, l'Iran respinge gli appelli e guarda al negoziato. Razzi di Hamas verso Tel Aviv
L'appello alla moderazione lanciato da Francia, Germania e Regno Unito è stato respinto dall'Iran. "La dichiarazione dei tre Paesi citati, senza alcuna obiezione ai crimini internazionali del regime sionista, richiede impudentemente alla Repubblica islamica dell'Iran di non agire come deterrente contro il regime che viola la nostra sovranità e integrità territoriale", ha detto il portavoce del ministro degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani. Pertanto, ha aggiunto, "tali richieste mancano di logica politica e sono completamente contrarie ai principi e alle regole del diritto internazionale". Nessun passo indietro quindi sulla rappresaglia attesa per vendicare l'uccisione a Teheran del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Un punto di svolta potrebbe però essere la ripresa dei negoziati, in programma il 15 agosto in una località ancora da definire, in cui si tenterà per l'ennesima volta di arrivare a un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e sul rilascio degli ostaggi. Funzionari iraniani hanno rivelato ai media israeliani che se si arrivasse a un patto, Teheran potrebbe anche "trattenersi" dall'attacco che invece avverrà qualora "i colloqui dovessero fallire o se ci sarà la percezione che Israele stia trascinando i negoziati".
Una ridotta "rappresaglia per i massacri e gli sfollamenti forzati perpetrati da Israele" è stata intanto lanciata dalle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, che hanno rivendicato i due razzi a lungo raggio M-90, dalla gittata di 90 km, diretti nel primo pomeriggio verso Tel Aviv. Uno di questi è caduto in mare al largo della costa del centro di Israele, mentre un secondo non è riuscito ad attraversare il confine ed è caduto all'interno di Gaza. Entrambi non hanno provocato vittime. Era da maggio che Hamas non puntava i propri missili verso la capitale israeliana. Secondo quanto riferiscono alcuni alti funzionari del gruppo palestinese, il successore di Haniyeh e attuale leader Yahya Sinwar non sarebbe però interessato alle ritorsioni ma sarebbe più favorevole a sostenere un cessate il fuoco che comporti però il ritiro dell'esercito israeliano dai territori dell'offensiva e in particolare dall'area del corridoio Filadelfia, così da permettere ai civili sfollati di poter tornare alle proprie case. Sinwar, stando a fonti a lui vicine, non sostiene però la partecipazione di Hamas al prossimo round di negoziati, a meno che Israele non interrompa la propria campagna militare nell'enclave palestinese. Per tentare di favorire ancora una volta la via diplomatica alla risoluzione del conflitto, il segretario di Stato americano Antony Blinken è atteso di nuovo nella regione, mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto un colloquio telefonico con il premier israeliano Benjamin Netanyahu in cui ha reiterato il forte auspicio che si possa trovare un accordo per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Meloni ha anche sottolineato l'importanza di una de-escalation a livello regionale, incluso lungo il confine israelo-libanese.