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Gaza, Hamas denuncia cento vittime nel raid su una scuola. L'Idf: numeri gonfiati

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 Mentre la diplomazia internazionale tenta in tutti i modi di favorire un accordo per il cessate il fuoco, a Gaza si continua a combattere. Le autorità della Striscia denunciano un attacco delle forze israeliane su una scuola che avrebbe causato «un centinaio» di vittime fra le quali anche «undici bambini e sei donne». L’Idf non smentisce l’operazione militare spiegando che la struttura, la scuola al-Tabin, sarebbe stata un centro di comando dei militanti della Jihad islamica e di Hamas. L’esercito israeliano parla di un bilancio delle vittime «gonfiato» dall’organizzazione palestinese. Per l’Idf nell’attacco, effettuato «con accuratezza», sarebbero stati uccisi «20 agenti del gruppo terroristico». Hamas parla di «grave escalation» e di «scuse» da parte degli israeliani «per prendere di mira i civili, le scuole, gli ospedali e le tende dei rifugiati» invitando la comunità internazionale ad «agire con fermezza per fermare i massacri».

 

Le preoccupazioni per le conseguenze dell’accaduto sono pressoché unanimi. L’Egitto, mediatore chiave nella crisi in Medioriente, dichiara che Israele «non ha intenzione» di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco mentre il Qatar, altra nazione molto attiva nella ricerca della tregua, chiede un’indagine internazionale. Anche l’Ue, tramite l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell, si dice «inorridita» per l’accaduto affermando che «non c’è alcuna giustificazione per questi massacri». Di bombardamento «assolutamente inaccettabile» parla il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiedendo a Israele «il rispetto del diritto umanitario».

 

Intanto il bilancio delle vittime nella Striscia si avvicina a quota 40mila. Fra i Paesi che condannano il raid in maniera netta c’è la Russia che esorta «la parte israeliana ad astenersi dagli attacchi contro obiettivi civili che non possono essere giustificati» e «minano gli sforzi della comunità internazionale». Proprio a Mosca si attende l’arrivo di Mahmoud Abbas. Il presidente dell’Anp dovrebbe giungere in Russia lunedì e incontrare il presidente Vladimir Putin il giorno successivo. Dall’Iran infine arriva un altro monito nei confronti di Israele. I pasdaran si dicono infatti «pronti» a «eseguire l’ordine» della guida suprema Ali Khamenei di «punire duramente» lo Stato ebraico dopo l’assassinio avvenuto a Teheran del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh.

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