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Kamala Harris non sfonda tra i "wasp" americani, ecco perché ha scelto Walz

Paola Tommasi
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Per vincere le elezioni Kamala Harris ha bisogno del «maschio bianco», ma abortista e di sinistra. Per questo ha scelto Tim Walz, governatore del Minnesota, come suo compagno di viaggio verso la Casa Bianca, candidato vice Presidente. La mossa è chiara: bisogna rubare voti ai Repubblicani. E Walz l’ha già fatto diverse volte dal 2006, quando ha strappato il suo primo seggio al Parlamento del Minnesota in un distretto storicamente repubblicano, e nel 2019 diventando governatore del suo Stato.

Il curriculum è da uomo medio americano: sessantenne, ex delle forze armate americane quindi veterano, insegnante di geografia al liceo come la moglie, che ha conosciuto proprio a scuola. Due figli, entrambi avuti con la fecondazione assistita. E qui inizia la sua storia «liberal», che negli Usa non significa liberale ma di sinistra. Ammesso che la fecondazione in vitro sia di sinistra, è l’inizio delle battaglie di Walz per la libertà di scelta delle donne sul proprio corpo quindi anche di abortire, argomento caro alla Harris. Molto attento ai diritti LGBTQ+, tanto che, per la sua normativa, il Minnesota è considerato lo Stato ideale per i transgender, alle cure mediche accessibili a tutti e alle mense scolastiche gratuite.

 

Vecchio sparatore, ha fatto abiura delle armi dopo la strage di Las Vegas del 2017, tanto da devolvere i finanziamenti che aveva sempre ricevuto cospicui dalla potentissima lobby delle armi ad associazioni non profit.

Il commento di Donald Trump è che Walz è un pericoloso estremista, che vuole bloccare le trivellazioni, è nemico degli agricoltori e vuole trasformare il Minnesota, stato del Midwest americano, quella che viene definita la «pancia» dell’America o l’America «profonda», nella California, Stato della costa ovest che nulla ha ache fare con l’entroterra di cui è espressione il candidato vice Presidente. In realtà Kamala Harris lo ha scelto proprio per il motivo opposto: compensare il suo essere radical chic. In corsa con lei serve qualcuno con i piedi per terra, che conosca le esigenze delle classi sociali più basse e dell’economia reale contrapposta alla finanza e ai grandi delle società tecnologiche, oggi più che mai in crisi anche in Borsa. Con una chicca in più: se Harris-Walz a novembre vincono, in Minnesota diventa governatore l’attuale vice, Peggy Flanagan, e sarebbe non solo la prima donna ma anche la prima discendente degli indigeni in quel ruolo.

 

Famiglia tradizionale, quella di Walz, che però non giudica le altre anzi le sostiene. Un pericoloso comunista, a detta di Trump, probabilmente per la politica estera, centrale in queste elezioni (tra l’altro, Walz conosce bene la Cina e parla Mandarino) ma su economia e ideali forse più un uomo della destra aperta, moderna, concreto, camuffato da democratico, che dunque può rubare voti a Trump. Infatti è con lui che sarà la vera competizione, non con J.D. Vance. Sicuramente un’insidia per i repubblicani, ma neanche tanto perché la spinta propulsiva di Trump è difficile da replicare. Se pure potrebbero contendersi voti sugli stessi temi, motivo per cui Walz è stato scelto da Harris, non c’è gara tra la potenza di fuoco del miliardario newyorkese senza scrupoli e l’uomo di provincia. Significativa la foto postata da Hillary Clinton su Instagram per fare l’endorsement a Walz: un uomo dai capelli bianchi amato dai bambini a scuola. E attenzione, non c’è nessun rispetto delle quote riservate alle minoranze in quello scatto. Se, quando Biden era ancora candidato, la campagna elettorale era tutta centrata su chi fosse più vecchio, forse ora si concentrerà su chi è più «bianco», di pelle e di vedute. D’altronde Kamala Harris non è né Barack Obama, che per gli americani ha rappresentato un sogno, né Bill Clinton, il progressista dell’Arkansas. E ha dovuto cercarsi la spalla adeguata: forse è lei la prima ad aver realizzato che essere donna di origini indiane non basta per diventare Presidente degli Stati Uniti. Serve piuttosto conoscere i bisogni della povera gente, che lei tra la California e Washington non ha mai frequentato.

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