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Medio Oriente, Hezbollah e la guerra psicologica ad Israele: l'attesa snervante della risposta iraniana

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Mentre i jet israeliani sorvolano Beirut a bassa quota infrangendo il muro del suono, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ribadisce che il gruppo sciita insieme all’Iran e ai ribelli yemeniti Houthi «risponderà» agli ultimi assassinii mirati di Israele che ha «paura» di quanto potrà accadere. Nasrallah non fa accenno ai tempi in quanto «l’attesa israeliana fa parte della punizione, della risposta e della battaglia che è anche psicologica». Una risposta che, ha proseguito ancora, potrà essere «sola» da parte di Hezbollah, per vendicare la morte del comandante militare Fuad Shukr, o «collettiva da parte di tutto il fronte».

 

 

Intanto sono proseguite le schermaglie al confine con il Libano dove l’ultimo attacco effettuato da Hezbollah tramite droni ha causato sette feriti di cui uno in condizioni critiche. L’Idf ha precisato che a causare il danno è stato in realtà un razzo intercettore lanciato dall’esercito che ha mancato il bersaglio in aria e ha colpito il suolo. L’Iran dal canto suo tace ma, secondo quanto riportano i media americani, Teheran starebbe andando avanti con i preparativi e avrebbe spostato alcuni lanciamissili ed effettuato esercitazioni militari. Quanto all’assassinio di Ismail Haniyeh, l’Iran ha detto di non aver effettuato nessun arresto mentre spunta una nuova ricostruzione dell’accaduto secondo cui il capo politico di Hamas sarebbe stato ucciso da una bomba posizionata sotto il suo letto poche ore prima del suo assassinio da parte di due agenti del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica reclutati dal Mossad. Secondo il rapporto, i due iraniani, membri dell’unità di protezione Ansar al-Mahdi dei pasdaran, sarebbero entrati e usciti dalla stanza di Haniyeh nel giro di pochi minuti e sono stati lasciati uscire dal complesso senza destare alcun sospetto. Un’ora dopo il Mossad li avrebbe fatti uscire clandestinamente dal Paese.

 

 

Quanto alla sostituzione dello stesso Haniyeh è Yahya Sinwar a essere stato scelto come nuovo capo dell’ufficio politico di Hamas. A comunicarlo è Wisam al Hasan, capo della segreteria di Osama Hamdan numero due del movimento palestinese. Sinwar è stato scelto all’unanimità, e questo «indica che il movimento è consapevole della natura del palcoscenico in cui è chiamato a combattere». Il dirigente palestinese ha spiegato che «i negoziati sono stati condotti dalla leadership e Sinwar era sempre presente. Il messaggio di Hamas è che ha scelto qualcuno che si è assunto la responsabilità di combattere sul terreno a Gaza per più di 300 giorni. La scelta unanime di Sinwar come presidente da parte di Hamas dimostra la vitalità del movimento». Per quanto riguarda le prossime trattative per lo scambio di prigionieri a Gaza fanno sapere da Hamas che «è troppo presto per parlare di ciò a cui porterà il processo negoziale. La squadra che ha seguito i negoziati durante la presenza di Ismayl Haniyeh li seguirà durante la presenza di Sinwar».

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