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L'Iran prepara la "punizione", Israele pensa all'attacco preventivo

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 L'Iran conferma di voler "punire" Israele dopo l'assassino del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto a Teheran. "Abbiamo il diritto indiscutibile di difendere la sicurezza nazionale, la sovranità e l'integrità territoriale della nostra terra", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanaani. Allo stesso tempo Teheran ha aggiunto di "non volere" l'escalation nella regione la cui unica fonte - a dire degli iranini - "è il regime sionista che ha portato avanti operazioni provocatorie, tra cui alcune extraterritoriali, mettendo a rischio la stabilità e la sicurezza".

 

In Iran si è recato per un viaggio "programmato" il segretario del Consiglio di sicurezza russo Sergei Shoigu. L'ex ministro della Difesa ha incontrato anche il neo eletto presidente Masoud Pezeshkian. Teheran intanto ha anche chiesto e ottenuto una riunione dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica che si terrà mercoledì a Gedda in Arabia Saudita per discutere "i continui crimini dell'occupazione israeliana contro il popolo palestinese, tra cui l'assassinio di Ismail Haniyeh, presidente dell'Ufficio Politico di Hamas e le sue aggressioni contro la sovranità della Repubblica Islamica dell'Iran". Secondo alcuni analisti Teheran potrebbe aspettare lo svolgimento della riunione stessa per mettere in atto la sua rappresaglia nei confronti di Israele ma nello Stato ebraico l'allerta è massima.

I vertici militari israeliani hanno incontrato il comandante del Comando centrale Usa (Centcom), il generale Eric Kurilla per discutere del "coordinamento" delle attività di difesa. Secondo alcune fonti Israele potrebbe considerare la possibilità di lanciare un attacco preventivo per scoraggiare l'Iran se dovesse scoprire prove inconfutabili che Teheran si sta preparando a sferrare a sua volta un'offensiva. A tal proposito il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha visitato il centro di comando sotterraneo dell'aeronautica militare israeliana e ha detto all'aviazione di prepararsi "a tutte le possibilità" compresa "una rapida transizione" dalla fase difensiva a quella offensiva mentre l'Idf ha reso noto di aver approvato piani per "diversi scenari" in merito al possibile attacco sul territorio israeliano.

 

La situazione resta esplosiva anche al confine con il Libano dove aumenta di ora in ora il numero di nazioni che chiedono ai loro concittadini di lasciare il Paese. "Da quel che sappiamo negli ultimi giorni i contatti delle parti con i Paesi più importanti si sono ridotti ma questo non significa che non ci sia spazio per una soluzione politica o diplomatica" della crisi tra Israele ed Hezbollah, ha detto a LaPresse il portavoce della missione Unifil, Andrea Tenenti. "Una soluzione militare avrebbe conseguenze catastrofiche non solo per Israele e il Libano ma per l'intera regione. Quanto a Gaza i negoziati tra Israele e Hamas per un accordo sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi sono di fatto "sospesi" in attesa degli sviluppi relativi alla possibile risposta iraniana e all'annuncio da parte del gruppo palestinese del nuovo leader politico dopo l'uccisione di Haniyeh.

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