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Iran, scatta l'allarme per la rappresaglia. Usa pronti a inviare caccia

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Gli Stati Uniti, secondo le ultime rivelazioni del New York Times, si stanno preparando a inviare altri aerei da combattimento in Medioriente, temendo nei prossimi giorni la rappresaglia dell’Iran e dei suoi proxy a Gaza, in Libano e nello Yemen per vendicare la morte del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, ucciso a Teheran nella notte tra il 30 e il 31 luglio. L’amministrazione Biden è infatti sicura che l’Iran lancerà un attacco che probabilmente seguirà lo stesso schema di quello avvenuto il 13 aprile scorso. Funzionari statunitensi escludono che si tratterà di un attacco su larga scala e ipotizzano che «Teheran si prenderà del tempo per decidere il tipo di risposta da lanciare» e per valutare se e quali alleati coinvolgere. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito, la rappresaglia potrebbe consistere in un lancio di droni verso Israele dalla Siria, dal deserto o dalle aree vicine a Damasco.

 

 

 

Fonti d’intelligence occidentali ipotizzano a Sky News Arabia che Iran e Hezbollah possano scegliere «il giorno più triste del calendario ebraico» per lanciare la propria rappresaglia, ovvero l’anniversario della Distruzione del Tempio, detto Tisha B’Av, che cade quest’anno tra il 12 e il 13 agosto. Tutte le parti temono un’escalation nella regione. Alcuni media arabi hanno riferito che Hezbollah sta spostando il proprio equipaggiamento militare da Beirut a zone più lontane e sta evacuando i suoi dirigenti dalle roccaforti del gruppo nella periferia meridionale della capitale libanese, in previsione di possibili attacchi israeliani. Il rischio di un conflitto più ampio preoccupa anche la Francia che ha chiesto ai propri cittadini che si trovano in Iran «di partire il prima possibile». Il presidente americano Joe Biden, stando alle indiscrezioni di Axios, avrebbe chiesto in una telefonata dai toni duri al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di porre fine all’escalation nella regione.

 

 

 

Biden si è anche detto «molto preoccupato» dopo l’uccisione di Haniyeh, che «non aiuta i negoziati per un cessate il fuoco». Oggi si è tenuta la sepoltura del capo politico di Hamas a Doha, in Qatar, dove migliaia di persone gli hanno reso omaggio. Anche l’ambasciata turca in Israele ha voluto celebrare il lutto abbassando a mezz’asta le bandiere fuori dalla propria sede diplomatica a Tel Aviv. Il gesto non è stato apprezzato dal ministro degli Esteri israeliano Katz che ha convocato il diplomatico di Ankara per un «severo rimprovero». «Se i rappresentanti dell’ambasciata vogliono piangere, dovrebbero andare in Turchia e piangere accanto al loro padrone, Erdogan, che abbraccia l’organizzazione terroristica Hamas e sostiene i suoi atti di omicidio e terrore», ha aggiunto Katz sui social. «È impossibile raggiungere la pace uccidendo sudditi e negoziatori e minacciando i diplomatici», è stata la replica della Turchia.

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