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Nagorno Karabakh, la pace è ormai ad un passo. Cosa può ancora ostacolarla

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Armenia e Azerbaigian si avvicinano sempre di più a una difficile pace in Nagorno Karabakh, la regione del Caucaso meridionale da più di 30 anni al centro di una contesa tra i due Paesi. Una pace che però rimane difficile. La strada da percorrere forse non è lunga, ma costellata di rischi legati a eventi che possono far crollare un processo che avanza faticosamente. I due Paesi stanno lavorando e sono vicini per un definitivo accordo rispetto al mutuo riconoscimento di un confine conteso. Il presidente azero Ilham Aliyev ha dichiarato che i due Paesi «non sono mai stati così vicini alla pace» e solo pochi giorni fa ha annunciato che un testo da sottoporre al premier armeno Nikol Pashinyan è in fase di preparazione e le firme potrebbero arrivare a novembre. Circostanza confermata dalle parole dello stesso Pashinyan. 

 

 

Parole che hanno creato fiducia e speranza, su cui sono però calate come una scure appena due giorni fa gli avvertimenti dello stesso Azerbaigian. «Stop a provocazioni o il nostro esercito sarà costretto a rispondere con tutti i mezzi necessari a garantire la difesa del Paese», si legge in una nota diffusa dal ministero della Difesa di Baku. A mandare su tutte le furie il presidente Aliyev le esercitazioni militari congiunte tra l’esercito armeno e quello americano, le armi che la Francia ha inviato a Yerevan, ma anche la prima tranche dei 10 milioni di euro in aiuti militari che l’Unione Europea ha destinato all’Armenia. Inoltre negli ultimi giorni l’Azerbaigian ha dichiarato di aver abbattuto quattro piccoli veicoli da ricognizione armeni. 

 

 

Fondamentale per la risoluzione dell’impasse è che Armenia e Azerbaigian diano fede all’accordo trovato a fine aprile per l’inizio dei lavori per la delimitazione dei confini. Un lavoro sul campo da effettuare in base alle mappe del periodo sovietico. A spianare la strada alla delimitazione dei rispettivi territori è stata la decisione di Pashinyan, che a marzo ha accettato di restituire all’Azerbaigian 4 villaggi occupati dalle forze armene nel 1990: Askipara, Baghanis Ayrum, Gizilhajili e Kheirimly. Si tratta di insediamenti abbandonati negli anni del conflitto, ma che all’epoca dell’Unione Sovietica appartenevano all’Azerbaigian. Rimangono tuttavia numerosi gli ostacoli verso una soluzione della disputa. L’apertura di Pashinyan alla firma di un’intesa ha scatenato veementi proteste che hanno messo in difficoltà il governo. Le pressioni della Francia e gli aiuti militari da parte dell’UE hanno fatto risalire la tensione. Il conflitto in Nagorno Karabakh ha dimostrato negli anni di essere sempre stato latente e sempre pronto a esplodere. Ultimo esempio meno di un anno fa. 

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