tensione alle stelle

Israele-Hezbollah, rischio escalation. Netanyahu: "La risposta sarà dura"

È dalle contese Alture del Golan, colpite sabato da razzi di Hezbollah che hanno ucciso 12 ragazzini in un campo da calcio, che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso: «La nostra risposta arriverà e sarà dura». «Questi bambini sono i nostri figli, sono i figli di tutti noi», ha aggiunto, mentre cresce ancora la tensione al confine con il Libano. Dall’altra parte i miliziani sciiti filo-Iran di Hezbollah si stanno preparando, spostando in direzione dello Stato ebraico alcuni dei loro «missili intelligenti a guida di precisione» da utilizzare in caso di necessità, nonostante ci tengano a precisare di non volere una «guerra totale» con Israele. La Casa Bianca spera ancora in una situazione diplomatica, mentre l’Iran ha minacciato che qualsiasi attacco al Paese dei Cedri «avrà pesanti conseguenze».

 

  

 

 

Intanto i Paesi europei, Italia compresa, hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare il Libano al più presto, mentre la compagnia tedesca Lufthansa ha sospeso i propri voli per Beirut fino al 5 agosto. Tensioni, anche se per ora solo verbali, sono aumentate anche tra Tel Aviv e Ankara dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha evocato domenica in un incontro del suo partito la possibilità di entrare in Israele «proprio come siamo entrati nel Nagorno-Karabakh e in Libia». Il ministro degli Esteri dello Stato ebraico Israel Katz ha replicato avvertendo Erdogan che «sta seguendo la strada di Saddam Hussein e dovrebbe solo ricordare come è finita lì». Il botta e risposta è continuato con la dichiarazione del ministero degli Esteri turco che ha scritto sui social: «Proprio come il genocida Hitler ha incontrato la sua fine, così lo farà il genocida Netanyahu». Nel frattempo, nella Striscia di Gaza, peggiorano di giorno in giorno le condizioni dei civili. Il ministero della Salute palestinese ha dichiarato un’epidemia di poliomielite nell’enclave assediata, mentre il bilancio dei morti si è aggravato, superando i 39.300.

 

 

 

Hamas ha accusato ancora una volta Netanyahu di temporeggiare su un possibile accordo di cessate il fuoco nel tentativo di avanzare nuove condizioni. Accuse rispedite al mittente dall’ufficio del premier israeliano: «Israele non ha cambiato né aggiunto alcuna condizione nello schema. Al contrario, fino a questo momento Hamas è quello che ha chiesto 29 modifiche e non ha risposto allo schema originale». Intanto è un caso in Israele l’arresto di 9 soldati riservisti accusati di abusi gravi su un detenuto palestinese nella prigione di Sde Teiman. I fatti, avvenuti circa 3 settimane fa, sono al centro di un’indagine interna in cui è stato appurato che l’uomo in condizioni critiche dopo le violenze è stato sottoposto a un intervento chirurgico ed è ora fuori pericolo. Gli arresti hanno scatenato l’ira dell’estrema destra israeliana, tra cui membri del partito del ministro Ben Gvir. Attivisti e deputati hanno tentato di fare irruzione nella prigione per impedire che i soldati venissero presi in custodia. Netanayhu ha richiamato alla calma, condannando l’assalto. Posizione condivisa anche dal ministro della Difesa Yoav Gallant e dal capo dell’esercito israeliano Herzi Halevi che ha parlato di «fatti estremamente gravi e contro la legge».