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Alture del Golan, a chi appartengono? La cronistoria del possibile nuovo territorio di guerra

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La tensione tra Israele e Libano è salita alle stelle dopo che un razzo ha ucciso 12 minori in un campo di calcio nella località di Majdal Shams. Francia e Stati Uniti sono intervenuti per chiedere alle parti di contenere le reazioni in seguito a quello che, da subito, è apparso un attacco anomalo rispetto a quanto sta avvenendo dal 7 ottobre. Il missile ha infatti colpito un territorio formalmente appartenente alla Siria, quello delle Alture del Golan, ma sotto occupazione israeliana, e una popolazione, quella di religione drusa, i cui rappresentanti hanno spesso rifiutato la cittadinanza israeliana, ma che anche rispetto a Libano e Siria si sentono culturalmente parte di una comunità a sé stante. Ora l’intera area corre rischio di diventare un nuovo, ulteriore, fronte di questa guerra, dopo anni di tensioni latenti e mai sopite e incertezza dovuta all’intransigenza dello Stato ebraico rispetto alle rivendicazioni della Siria ed Hezbollah, da sempre alleato di Damasco. 

 

 

Le alture del Golan sono un altopiano di grande valore strategico di cui Israele ha sottratto il controllo alla Siria durante la Guerra dei Sei Giorni, nel 1967 e ha poi annesso al proprio territorio nel 1981. Oltre che per la loro dimensione, 840 chilometri quadrati, le Alture del Golan sono importanti perché confinano con Libano e Giordania e per la vicinanza rispetto alla capitale siriana Damasco, visibile dalle colline della zona. 

 

 

La tensione è stata altissima per decenni, al punto che l’area sotto occupazione israeliana è separata dalla Siria da una zona cuscinetto la cui gestione è delle Nazioni Unite. Il diritto internazionale considera le Alture del Golan un territorio occupato illegalmente e questo status è confermato da diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha spinto la Siria a chiedere ripetutamente che la propria sovranità sull’area venga ripristinata. Al contrario Israele non ha compiuto alcun passo indietro. Per lo Stato ebraico il Golan è un punto chiave per il proprio interesse nazionale e per la propria sicurezza. Proprio la posizione strategica dell’area consente alle forze dello stato ebraico di monitorare e contrastare i movimenti di Hezbollah e delle altre milizie filoiraniane che da Libano e Siria minacciano il proprio territorio. A far salire la tensione alle stelle, prima di questi giorni, ci aveva pensato nel 2019 l’allora presidente americano, oggi candidato, Donald Trump, che annunciò che gli Stati uniti avrebbero riconosciuto la sovranità israeliana sull’area, mandando a monte qualsiasi tentativo di dialogo per la risoluzione di un caso pluridecennale, la cui soluzione oggi appare più che mai difficile da sbrogliare. A partire dal 2027 Israele punta a raddoppiare il numero dei propri insediamenti e dei propri cittadini nell’area, circa 25 mila persone divise in 30 colonie, nonostante il parere negativo delle Nazioni Unite. Il rischio è che le Alture del Golan finiscano di nuovo al centro del conflitto tra Hezbollah e Israele trascinando il Libano nel conflitto. Uno scenario di guerra totale.

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