razzio di hezbollah sui bambini

Razzo di Hezbollah sui bambini, "certa" la rappresaglia di Israele. Il capo del Mossad rientra da Roma

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha riunito il gabinetto di sicurezza per decidere la risposta Hezbollah che Tel Aviv considera responsabile della strage di Majdal Shams (12 vittime, tra bambini e giovani) provocata da un razzo caduto su un campo di calcio della località del Golan a maggioranza drusa. Il meeting vede la partecipazione dei vertici militari e di sicurezza dello Stato ebraico, tra cui il ministro della Difesa, Yoav Gallant, il capo di Stato maggiore dell’Idf, Herzi Halevi, e il capo del Mossad, David Barnea, rientrato da Roma dove si sono svolti i negoziati su Gaza con i rappresentanti di Egitto, Qatar e Stati Uniti.

 

  

Hezbollah, che ha negato ogni responsabilità nella strage, si aspetta una risposta dura da parte di Israele. Fonti diplomatiche americane e di Beirut considerano «certo» un attacco dell’Idf in Libano per cui, in questo momento, gli sforzi punterebbero a ridurre le dimensioni della rappresaglia, evitando le principali città, tra cui Beirut, e le aree densamente popolate. Gallant ha bollato come «ridicole» le smentite di Hezbollah, giurando che i miliziani libanesi la «pagheranno un prezzo elevato per le loro azioni». Gli Stati Uniti concordano con Israele sulle responsabilità del ’Partito di Dio' nella strage. Per il segretario americano, Antony Blinken, «tutte le indicazioni» portano a pensare che il razzo sia stato lanciato da Hezbollah. Versione confermata da funzionari dell’intelligence del Washington, secondo i quali - tuttavia - non sarebbe chiaro se Hezbollah volesse davvero colpire il campo da calcio o si sia trattato di un errore.

Theran, alleata del gruppo, ha intanto messo in guardia Tel Aviv da qualsiasi nuovo «avventurismo» in Libano, utilizzando come pretesto i fatti di Majdal Shams. Per il portavoce del ministero iraniano degli Esteri Nasser Kanaani «qualsiasi azione sconsiderata da parte del regime sionista può aprire la strada all’espansione della scala dell’instabilità, dell’insicurezza e del fuoco della guerra nella regione».

Sulla strage il ministro libanese degli Esteri, Abdallah Bou Habib, ha invocato un’indagine internazionale, mentre il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha condannato l’attacco, invitando tutte le parti a esercitare la «massima moderazione». Anche Antonio Tajani ha espresso la sua condanna «per l’attacco a Majdal Shams», aggiungendo che «va assolutamente evitata una escalation» e assicurando che insieme al collega della Difesa, Guido Crosetto, «monitoriamo la situazione degli italiani nell’area». In Libano c’è Unifil con il contingente italiano che, ha spiegato a LaPresse il portavoce della missione Onu Andrea Tenenti, prosegue la sua attività con i militari che stanno «prendendo tutte le precauzioni del momento». Una prima risposta israeliana a Hezbollah è già arrivata, con l’Idf che ha annunciato di aver colpito una serie di «obiettivi terroristici» nel sud del Libano. Sembra però solo l’antipasto di un’azione ancor più incisiva.

 

Il tutto mentre proseguono i negoziati su Gaza, dove le vittime hanno superato quota 39mila e 300, per arrivare a una tregua e alla liberazione degli ostaggi. Israele, secondo Axios, nell’ultima proposta sembra aver aperto alla possibilità di un meccanismo di controllo da parte straniera per impedire il trasferimento di miliziani e armi dal sud al nord della Striscia di Gaza. Nei colloqui di Roma, ha spiegato l’ufficio di Netanyahu, «le parti hanno discusso il documento inoltrato da Israele in merito alla proposta di accordo. Nei prossimi giorni proseguiranno i negoziati sulle questioni principali».