Medio Oriente, l'avviso dal Libano: “Se Israele ci invade guerra totale nella regione”
Nabih Berri, presidente del Parlamento libanese, torna a parlare. In un’intervista ad Avvenire, la prima rilasciata dopo anni di silenzio, l’esponente politico del Paese dei cedri ha analizzato la situazione geopolitica: «Nell’area la situazione è molto pericolosa. E non solo per il Medio Oriente, anche in Europa c’è la guerra in Ucraina, e un ampliamento del conflitto in tutta la regione avrebbe serie ripercussioni anche in Europa e nel mondo». «Se Israele dovesse tentare di entrare in Libano, la cosa non rimarrà solo qui. La Repubblica islamica dell’Iran ha dichiarato apertamente che in questo caso ci sarà una guerra interregionale», avvisa Berri, nel colloquio effettuato nella residenza di Beirut con Nello Scavo e Marina Pupella.
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Guardando alla situazione negli Usa, il presidente commenta così: «Anche oggi abbiamo ascoltato dichiarazioni dagli Usa secondo cui non ci sarà nessuna guerra in Libano. In ogni caso, malgrado gli errori che Joe Biden sta commettendo, credo che neanche con un presidente repubblicano la politica estera degli Stati Uniti possa cambiare. Gli americani continuano a dare più importanza alla guerra in Ucraina che al Medio Oriente»
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Riferendo, invece, sull’elezione del nuovo Capo dello Stato, attesa da due anni, il presidente libanese fa il punto sulle tempistiche: «Siamo in una fase avanzata. Ho chiesto ai capigruppo di aprire un dialogo e trovare in sette o al massimo dieci giorni un accordo sui candidati per adempiere a questo dovere e dare al Libano un presidente. La nostra Costituzione preserva la suddivisione confessionale, pertanto il presidente deve essere un cristiano maronita, il premier un musulmano sunnita e il presidente del Parlamento deve essere musulmano sciita. Io mi sono impegnato a non lasciare fuori nessuno e fare in modo che il dialogo politico sia inclusivo». Infine Berri non dimentica i contatti con la diplomazia della Santa Sede: «Di recente ho ricevuto il cardinale Parolin, con cui abbiamo a lungo parlato anche delle nostre difficoltà nel percorso per l’elezione del prossimo Capo dello Stato. E nel mio cuore ci sono sempre le parole e la promessa del Papa. Il Santo Padre mi ha detto che una volta che il nostro Parlamento avrà eletto il nuovo presidente, verrà in Libano. Desideriamo che avvenga il prima possibile».
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